Dice l’On. Bersani, Segretario Generale del Partito Democratico, con perfetta inflessione emiliana: ma, ragassuoli , si può andare avanti così, ancora per tre anni? Eh, ma non si può mica! Per carità, nessuna critica sulla sua inadeguatezza a sapersi esprimere in perfetta sonorità italiana. L’On. Bersani, da questo punto di vista, rimane ai nostri occhi (pardòn, alle nostre orecchie) più simpatico di un politico che si esprime con inflessione sicula o romana che ci ricordano o la lingua della mafia o quella dei bulli di quartiere a Roma. Preferiamo senz’altro il primo e non i secondi. Premesso che Egli e tutti gli altri che hanno il vezzo di esaltare la loro provenienza regionale sono liberi di esprimersi come vogliono, tuttavia il problema diventa imbarazzante quando si intraprendono discorsi i cui registri linguistici esaltano le forme più esasperate della parlata regionale. Non ci sono dubbi che sarebbe più conveniente l’uso in politica di un modo più neutro di esprimersi, altrimenti si rischia di cadere nella goffaggine di una pronuncia che accentua il localismo e il municipalismo. Invece, quello che è chiaramente inaccettabile è che l’On. Bersani, Capo del Partito dell’Opposizione, e tutti quelli come Lui, non sappiano esprimersi fluentemente in inglese. Ci chiediamo: ma quando il maggior esponente dell’opposizione al governo Berlusconi deve comunicare con la stampa straniera o va all’estero per parlare del ruolo e dell’efficacia della politica di opposizione del maggior partito alternativo a Berlusconi in Italia, non si accorge di rischiare di parlare come il comico emiliano di Zelig che con molta ironia e bravura esalta le gesta della moglie quando decide di andare la domenica mattina all’ipermercato di Modena? Oppure quell’altro (ci sembra l’avv. Ghedini, legale di Berlusconi, che è anche Senatore del partito di Berlusconi) che irritato dalla risposta del suo avversario politico grida: ma va là! ma va là! ma va là? Ma che modi sono questi di esprimersi? Purtroppo, siamo sempre qui a ripetere gli eterni difetti degli italiani, senza che nessuno faccia niente per eliminarli. Quando sentiremo parlare in un ottimo inglese un politico italiano che dibatte, critica, contende e, speriamo, metta in difficoltà un suo pari straniero che polemizza in modo poco credibile contro il nostro paese? Già. Forse mai. Il provincialismo italiano è proverbiale: tutti sapientoni e impegnati culturali e non conoscono neanche una lingua in cui esprimersi correttamente. Ahi! Povera Italia!
martedì 22 giugno 2010
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