sabato 25 settembre 2010

Saint Lucia: un paradiso o un inferno?

Oggi parliamo di una piccola isola che è salita all’onore della cronaca politica perché implicata nella vendita di una casa a una società offshore che ha sede in questo piccolo paese. Non ci interessa la questione dello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Non aspettatevi dunque considerazioni relative all’affaire Montecarlo. A sentire le persone che si stabiliscono in questo minuscolo paesino, chiamato Saint Lucia, è un paradiso. Anzi un paradiso a 5 stelle. Nell’immaginario collettivo questa minuscola isola caraibica rappresenta un’idea convincente di oasi di distensione e di benessere. E’ una bella isola che permette delle belle e piacevoli vacanze. Da questo punto di vista nessuno ha critiche da fare. Il problema inizia quando si comincia a parlare di altro, di politica e di finanza per esempio o meglio del perché certa gente sceglie questa località turistica ma non fa turismo. Alcuni addirittura si trasferiscono qui per viverci “comodamente” per sempre. E il perché non riguarda solo le bellezze paesaggistiche o la bella cucina ma riguarda principalmente le questioni finanziarie dei paradisi fiscali e del cosiddetto paravento delle società offshore. Qui le cose si intorbidano e spunta fuori la vera ragione del perché chi ha soldi e misteri da nascondere viene in quest’isola. E’ a tutti noto che Saint Lucia vive sulla discrezione di un'economia fondata sul silenzio e l’omertà. In poche parole si tratta di un “paradiso fiscale” per tutti coloro che hanno la necessità di fare commerci e finanza nascondendo le notizie più delicate. Questa è la vera ragion d’essere dell’ossessione della segretezza di coloro che comandano a Saint Lucia. Non si spiegherebbe altrimenti perché questa idea fissa della privacy e della segretezza di tutto ciò che ha a che vedere con le società offshore viene difesa in modo smisurato. Se si vogliono occultare capitali, società e garbugli vari si viene qui e tutto è risolto. Questo a nostro giudizio rappresenta il vero problema di questo e di altri piccoli centri esteri perché permette agli impostori di avere nel mondo un posticino nel quale farla franca da controlli e accertamenti su pasticci commessi nella finanza. Noi vogliamo denunciare questo vizietto della società consumistica che nel mentre parla di necessità di riformare l’etica nella finanza e nell’economia permette la sopravvivenza di questo “carcinoma” della finanza privata. Senza tanti giri di parole diciamo che è semplicemente disgustoso che si permetta, in nome di una presunta libertà di esercizio di finanza privatistica, a una piccola isola di eludere controlli e verifiche della correttezza degli aspetti legali connesse ad attività commerciali e finanziarie che hanno sede in questa isola. E’ giunto il momento di fare una battaglia etica nei confronti di questi “inferni fiscali”, altro che paradisi, i quali aiutano gli imbroglioni ad operare a danno degli onesti. Non si capisce, per esempio, come mai l’ONU faccia lo gnorri davanti a questi comportamenti di scorrettezza finanziaria. Per molto meno si sono bombardate città e sono state imposte sanzioni di isolamento e quarantena a interi paesi in nome di una presunta etica di politica internazionale e poi non si fa nulla per impedire l’esistenza di questi centri permanenti di sovvertimento dell’ordine finanziario mondiale. Mentre sarebbe stato logico imporre alle Autorità di questo paese l’obbligo di collaborare con la giustizia di tutto il mondo, si verifica l’assurdo che con la segretezza delle attività finanziarie Saint Lucia permette operazioni finanziarie scorrette. Indagare sugli imbrogli che effettuano le società che hanno sede legale in questa isola diventa eticamente necessario e indispensabile se si vuole veramente colpire la speculazione e le distorsioni della finanza criminale. Altrimenti si fanno solo gli interessi delle stesse società che hanno sede legale proprio qui e si permette a queste ultime di gestire investimenti finanziari, nascosti sotto i vicoli di segretezza messi in atto dalle multinazionali che vi risiedono. Non si comprende neanche perché gli Stati Uniti, che hanno sempre issato il vessillo della giustizia e dell’etica rigorosa, hanno permesso e permettono che vi siano stati “canaglia” fondati sul trucco e l’occultamento della verità fino ad arrivare al limite del sovversivismo finanziario. Infine, non si capisce perché l’Unione Europea, che tanto parla di correttezza finanziaria, che tanto sbandiera il rigore e la trasparenza, non fa nulla per condizionare questi inferni fiscali. E’ necessario che qualcuno ne parli nelle sedi competenti. Noi siamo per la legalità, l’onestà e la trasparenza. La nostra proposta è che l’ONU nomini una Commissione di inchiesta per verificare se risponde al vero che l’isola caraibica, ma anche altre sedi analoghe, permettano le scorrettezze fiscali di cui sopra e che producono inevitabilmente reati di natura finanziaria.

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