sabato 8 gennaio 2011

Cattolicesimo e affari: la ricetta di Berlusconi che scredita l’Italia.

“Il governo è stabile e saldo e il paese è in buone mani” ha dichiarato questa sera il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Come al solito il Premier dice le bugie, perché anche se mantiene una striminzita maggioranza alla Camera non è corretto parlare di stabilità e di saldezza. Ma ancora più grave è l’affermazione che il paese, con lui, “è in buone mani”. Non è vero. Non si può far passare sotto silenzio una delle ragioni per cui l’antiberlusconismo ha ragioni da vendere. Si tratta del gigantesco “conflitto di interessi” di Silvio Berlusconi che il Premier fa finta di non avere. Invece, a nostro parere, è la vera e propria pietra angolare delle sue maggiori responsabilità. Berlusconi Capo del governo e Berlusconi padrone di Mediaset non possono essere gestiti dalla stessa persona. Anche i sassi hanno capito che c’è conflitto tra le due cariche, perchè non si capisce dove inizia l’una e dove finisce l’altra. Se aggiungiamo il Berlusconi barattatore di voti cattolici con contentini finanziari alla Curia e restituzione da parte di quest’ultima di “voti contanti e sonanti” a ogni elezione si ha un quadro preciso dei suoi conflitti. Finora i cattolici si sono visti ben rappresentati dal Cavaliere (contenti loro!) ma adesso iniziano a pagare il conto per questa loro acritica partecipazione alle fortune del padrone di Mediaset. Il gigante televisivo di famiglia, origine e conquista della fortuna berlusconiana, ha qualche peccatuccio da farsi perdonare dai cattolici, i quali stranamente non reclamano il conto. Su questo oggi vogliamo dire una parolina relativa all’ennesimo scandalo inerente alla commistione di interessi personali tra politica e azienda televisiva del Premier, perché i cattolici hanno adesso il metro per misurare il disastro culturale e religioso che il loro apporto alle fortune berlusconiane ha prodotto in Italia. Ma tutti i nodi prima o poi vengono al pettine e adesso cominciano i guai perché i risultati del colossale errore della chiesa cattolica nel sostenere Berlusconi proprietario di Mediaset viene prepotentemente alla ribalta con il caso televisivo della trasmissione il Grande Fratello. Di che si tratta? Semplice e prevedibile: alcuni degli “eroi televisivi” di questa pessima e perversa trasmissione hanno bestemmiato in diretta e la proprietà non li ha espulsi come aveva fatto in precedenza e come avrebbe dovuto fare immediatamente. Un vero caso di blasfemia e una carta perdente per la produzione. Adesso il fatto viene denunciato dall’Avvenire, quotidiano cattolico dei Vescovi. Ma è ormai tardi per una operazione di critica, perché ormai i buoi sono stati fatti scappare dalla stalla. L’Avvenire commenta negativamente il fatto e dichiara che è molto grave l’avallo di Mediaset, ovvero di quel gran furbacchione del Presidente, compagno di scuola di Berlusconi, che è lo scaltro Bertoldo Fedele Confalonieri. Si va «dalle incivili “indulgenze” alla premeditazione degli “incidenti-esca”, dai bestemmiatori di professione alla banalizzazione della bestemmia, dall’offesa a Dio e alla buona educazione al rito dell’indulgenza alla blasfemia e al sacrilegio verso la Religione». Ma la più palese conclusione del giornale dei Vescovi è che dovrebbe partire una campagna di rifiuto di questa televisione che è l’arma più forte di cui si dispone. Ma è tardi, troppo tardi, care Eminenze Reverendissime. Ormai gli italiani sono drogati di televisione malata e reclamano il conto con trasmissioni sempre più trasgressive e offensive a chi possiede un minimo di intelligenza. L’amara conclusione a cui si perviene è che i Sigg. Vescovi italiani, quando erano in tempo non hanno fatto nulla per impedire alle tv del Premier di cambiare. Anzi, hanno aiutato l’amico facendo convogliare dalle parrocchie il 100% dei voti sulla persona dell’ipocrita e cinico proprietario di Mediaset. Adesso “chi è causa del suo mal pianga se stesso” dice un vecchio proverbio di stretta attualità.

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