martedì 25 gennaio 2011

Telefonate inaspettate e discriminazioni.

In un mondo in cui le certezze sono svanite e il relativismo impera una sola cosa è rimasta indubitabile: “uno spettro che si aggira” per l’Italia e tiene tutti sotto scacco. E’ lo spettro della telefonata improvvisa di Silvio Berlusconi durante le trasmissioni televisive serali di approfondimento politico. Nella telenovela delle dimissioni si/dimissioni no si è inserita prepotentemente la prassi tutta berlusconiana della telefonata “cafona” del premier che impazza su tutte le reti nazionali. Ormai ogni telespettatore che accende la tv sa che a una certa ora è molto probabile che si verifichi l’evento, che comprende com’è noto una serie di turpiloqui e di offese al malcapitato di turno. Nessun conduttore di parte avversa si salva. Ormai non esistono più oasi felici. Tutti sanno che se si parla di politica e del Capo del governo ci si deve aspettare un coup de théâtre berlusconiano a sorpresa. Dopo i convenevoli di rito all’insegna del “volemose bene” ecco l’incursione e la valanga di accuse. Gli aggettivi sono variegati e il tono deciso. Il nuovo stile è ormai un successo. Abbiamo inventato una modalità televisiva singolare il cui brevetto ci verrà invidiato dal mondo intero. Che bravi gli italiani e, soprattutto, che bravo Silvio Berlusconi. Il dramma però è un altro. Ormai ogni italiano che si trova all’estero sa che nell’interazione relazionale con gli indigeni del luogo il minimo che gli possa succedere è un sorriso di commiserazione. Le reazioni all’estero vanno dall’irritazione di trovarsi davanti un individuo sgradevole perché portatore dell’italianità del nostro Presidente del Consiglio a una vera e propria discriminazione razziale. Sarà difficile ricostruire una immagine di integrità perduta.

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