venerdì 27 marzo 2009

La politica berlusconiana tra desideri e realtà.

Se fosse possibile desidereremmo avere un Presidente del Consiglio che nella sua azione politica quotidiana realizzasse una sintesi tra i valori della Scienza e il portato etico della Religione. In particolare ci piacerebbe che nella mente del nostro Primo Ministro si realizzasse una sinergia intellettuale tra ottimismo della ragione e carità cristiana, tra consapevolezza della limitatezza dell’agire umano e capacità di comprensione del valore della solidarietà, tra importanza del valore della critica e comprensione della modestia. Insomma, una combinazione concreta di virtù teologali e pregi scientifici. Invece Lui, primus inter pares, non molla. Con i suoi mille difetti vuole dare l’immagine del pieno ottimismo, delle certezze del suo operare, della sua indispensabilità e del fatto che senza di Lui il mondo non avrebbe senso. Così, siamo costretti a vedere ogni giorno sui media un ondivagare tra proposte politiche populistiche e derive post-fasciste da una parte e pragmatismo operativo su temi concreti e realistici. Da quando è ritornato sulla “sua” poltrona di “Primo tra pari” ha oscillato tra disegni di legge che incoraggiano i delinquenti - come per esempio l’eliminazione delle intercettazioni telefoniche - e la realizzazione di opere di pubblica utilità, come nel caso dell’Alitalia e della immondizia a Napoli. Sul primo caso abbiamo già analizzato su questo blog questa sua tendenza sciagurata alla libertà più sfrenata che si concretizza nell’idea di impedire alla magistratura di utilizzare le intercettazioni telefoniche relative a malfattori perché la privacy deve essere, a suo giudizio, totale. Oggi vogliamo parlare dell’altra sua modalità di concepire l’azione politica, e cioè quella di non avere lacci e lacciuoli nel legiferare. Senza dubbio dobbiamo riconoscere che solo Lui poteva risolvere i due ultimi drammi nazionali. Riconosciamo che è stato più forte della camorra e dei casalesi messi insieme, nonché del potere regionale e comunale a lui contrario, perché nelle mani di uomini della sinistra come Bassolino e Iervolino. Non sappiamo esattamente definire il potere negativo dei delinquenti camorristi in questa vicenda. Sicuramente sappiamo però che il duo Sassolino-Iervolino non è stato da meno. Nella loro insipienza politica e nella loro stupidità umana, ai nostri occhi sono stati, loro malgrado e inconsapevolmente per la gente di sinistra, più pericolosi degli uomini delle cosche mafiose. Diamo atto quindi a Berlusconi che è riuscito a eliminare la spazzatura dalle strade di Napoli e al tempo stesso di inaugurare il termovalorizzatore di Acerra per lo smaltimento dei rifiuti. Se aggiungiamo anche che è riuscito a mantenere in mani italiane l’Alitalia, trasformandola da carrozzone mangiasoldi a compagnia commerciale privata che funziona, ci sentiamo di attribuirgli l’intero merito al suo modo di operare. Certo, all’idea che Berlusconi potesse essere messo in minoranza da uomini come Pecoraro Scanio, Diliberto, radicali, rifondaroli, verdi e dallo stesso ultimo e pessimo Prodi, ci viene da sorridere. E’ come sfidare a duello l’Orco da parte di Pollicino. Naturalmente Berlusconi, che non è fesso, prima di tutto si è assicurato l’appoggio della potente divisione corazzata della Chiesa Cattolica che nel momento delle elezioni è in grado di mobilitare intere divisioni di uomini, mezzi, e immagine come mai si può immaginare. Con queste premesse, forte del consenso e consapevole che è diventato l’ultimo re d’Italia Berlusconi sente il peso delle regole, dei dettati costituzionali e se ne vuole liberare. Pretende decreti immediati a sua misura, e non può soffrire la presenza del Presidente della Repubblica che lo frena. Aspettiamoci pertanto di peggio. Si fermasse almeno un po’. Neanche a dirlo: una ne fa e cento ne pensa. Chissà dove andremo a finire.

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.