giovedì 12 novembre 2009

Che sta succedendo a polizia penitenziaria e carabinieri?

Definire fuori del normale, dal punto di vista del rispetto dei diritti del cittadino indagato, ciò che sta accadendo oggi alle forze dell’ordine preposte al controllo dei detenuti è quanto meno il minimo che si possa dire dopo i tragici eventi accaduti in queste ultime settimane. Ultimamente sono avvenuti dei fatti gravi e censurabili che coinvolgono agenti penitenziari e non solo. Diciamo subito che a questo proposito le nostre sensazioni oscillano tra la perplessità indotta dai deplorevoli avvenimenti accaduti in queste ultime settimane e l’inquietudine prodotta dalle possibile conseguenze sul modo di interagire delle forze dell’ordine con i detenuti. Il caso Marrazzo, con quattro carabinieri indagati per reati gravi, e i casi Cucchi e Saladino, in cui due giovani arrestati hanno perso la vita forse per le lesioni ricevute dalle botte delle forze penitenziarie, sono emblematici dei cambiamenti in atto nel modo di operare delle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini. La domanda allora diventa: possiamo ancora fidarci dei tutori dell’ordine? A leggere i giornali che elencano i vari possibili reati commessi da questa categoria c’è la sensazione che sia in atto un cambiamento del modo di operare. Stanno emergendo modi brutali e inaccettabili adoperati senza scrupoli da elementi delle forze penitenziarie. Ci si sta forse adeguando ai pessimi metodi coercitivi e sevizievoli statunitensi di Abu Graib? Pestare e torturare un povero disgraziato, probabilmente ammazzandolo di botte perché antipatico è un fatto talmente dirompente e scandaloso da poter parlare di cambiamenti irreversibili nel modo di procedere di chi dovrebbe tutelare lo status dei detenuti. Qui interessa individuare le responsabilità di un siffatto grave modo di procedere dalle forze penitenziarie affinché si possano denunciare gli inaccettabili metodi polizieschi che non fanno parte della tradizione italiana. C’è pertanto qualcosa che non va in un ramo delle forze dell’ordine oggi. Che cosa fa a questo proposito il Presidente del Consiglio? Sembra proprio nulla. A nostro parere avrebbe dovuto convocare il responsabile del Ministero di Grazia e Giustizia e dirgli a chiare lettere che le “mele marce” o vengono immediatamente rimosse oppure saranno guai per tutti coloro i quali hanno responsabilità in questa vicenda, perché irresponsabili e incapaci, nel non essere in grado di fermare questo genere di azioni. Silvio Berlusconi ha preso questa posizione? Non sembra proprio. Perché? Probabilmente ha altre gatte da pelare. Sta forse impegnando tutte le sue energie per imporre al Ministro della Giustizia di adoperarsi per far approvare dalla sua maggioranza l’ennesima legge ad hoc per salvarsi dai processi. Per noi il conflitto di interesse di Silvio Berlusconi continua, alla grande.

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