venerdì 6 novembre 2009

Roma e Milano: due città condannate a essere lontane l'una dall'altra.

Oggi non parleremo bene delle due città più importanti d'Italia, ovvero di Milano e Roma. Pensiamo che sia necessario svegliare le coscienze di chi nutre un interesse vero e autentico nei confronti delle due città su uno dei mali peggiori che caratterizza la vita del nostro paese, che è il "campanilismo etnico". Qui per "campanilismo etnico” intendiamo una variante del razzismo, vale a dire una specie deleteria e criminale di municipalismo locale, in grado di produrre comportamenti razzisti, devianti e discriminatori verso altri. Diciamo che questo modo di intendere gli aspetti relazionali tra due comunità, ma in generale lo stesso avviene tra tutte le comunità regionali d'Italia, da sempre, può essere considerato un vero e proprio modello negativo di intendere le relazioni tra gruppi sociali appartenenti alla medesima nazione. Sosterremo la tesi che gli italiani sono dei “razzisti provinciali”, cioè una sottospecie umana che è razzista e discriminante non tanto per motivi di "superiorità razziale", quanto soprattutto per tradizione regionalistica e municipale che considera gli altri alla maniera di "guelfi e ghibellini", cioè come nemici e non, semmai, come avversari. E’ noto da sempre che nella storia italiana i Comuni hanno sempre preteso dai loro cittadini una completa adesione all’idea tribale di clan, ovvero di comunità chiusa, nascondendone la matrice razzista con la scusa di tradizioni culturali e storiche giustificate da radici linguistiche autoctone. Prendiamo per esempio le due città di Roma e Milano. Ammazza come semo bravi noi romani e mi sun milanès sono due tipiche espressioni provinciali e particolarmente significative in questo panorama di povertà culturale che la dicono lunga su come la pensano gli uni dagli altri. Le due città di Milano e Roma sono due grandi metropoli, ricche da tutti i punti di vista (economico, industriale, sociale, culturale, artistico, etc.), orgogliose della loro storia e della loro tradizione. Fin qui tutto bene. Avrebbero tutto, ma non si sono mai accontentate e non riconoscono possibile alcun tipo di apertura verso l’altro. Vivono la loro natura con sentimenti che oscillano tra l’odio e l'inimicizia, sullo sfondo di una profonda avversione per i caratteri dell'altro. Ci sono esempi illuminanti di questi cattivi sentimenti che vanno dall’insofferenza verso i rispettivi dialetti, all’animosità del tifo tra i sostenitori delle due squadre di qualunque sport, etc. Noi vogliamo tentare di individuare le responsabilità recenti di questa pessima abitudine di relazionarsi tra loro, per smascherare chi ha potere e non ha fatto nulla per modificare questo atteggiamento negativo di chiusura. Parliamo dei due primi cittadini, cioè della Sig.ra Moratti e del Sig. Alemanno che, a nostro giudizio, sono i principali responsabili della barriera che impedisce oggi qualunque visione di apertura tra le due città. Noi non conosciamo di persona i due primi cittadini ma da quel che si legge sui media devono essere due persone per bene alle quali non abbiamo nulla da contestare sul versante del loro comportamento privato. Come si vede, abbiamo un'idea positiva delle due persone se considerate come privati cittadini. Quando però passiamo al comportamento pubblico le cose cambiano profondamente. Un solo esempio per tutti. Non hanno mai fatto nulla per smussare questa acredine tra le due città e non hanno fatto nulla per incanalare le energie positive delle due città verso una proficua collaborazione. Per esempio non hanno mai sollecitato progetti per favorire la politica dei trasporti tra le due città, non hanno mai incentivato l'uso di mezzi di trasporto pubblico per le merci, come le ferrovie. Non hanno mai collaborato ad alcun progetto di integrazione industriale, nè sportivo, nè finanziario, nè di alcun genere. Insomma non hanno fatto nulla di nulla. A dire il vero si sono fatti da sempre la guerra. E dire che entrambi appartengono allo stesso partito al potere, ovvero appartengono a quel Pdl di Berlusconi che predica spesso cose buone e poi razzola sempre male, non facendo nulla di concreto o, peggio, facendo gli interessi di parte. Cosa dire della coppia di Sindaci, assolutamente inadeguata, che staziona nel proprio minuscolo palazzo comunale disinteressandosi delle grandi opportunità che ne deriverebbero da una collaborazione fruttuosa e ricca di ricadute nel paese? Ci sembrano due figure politiche inutili, vuote, di cui se ne farebbe volentieri a meno perchè sono piccoli individui estremamente lontani da quei sentimenti di buona politica che l'Italia purtroppo non ha mai avuto. Due autentiche personalità in negativo che pensano solo al proprio orticello e che non producono cose virtuose in grado di migliorare il grado di coesione del paese. Insomma, secondo il linguaggio del Ministro Brunetta si tratta di due autentici "fannulloni" che non garantiscono nulla per il futuro. Come definire il comportamento pilatesco dei due? Schizofrenico, immorale, pieno di fannullaggine? Fate voi. A noi il compito di ricordare che inerzia e inettitudine significano, in fondo in fondo, incapacità a fare il bene pubblico. Come dire che al peggio non c'è mai fine.

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