Sono ormai passati decenni da quando in Italia è stato modificato il sistema elettorale che decideva l'elezione dei Sindaci nelle città. Fino ad allora i sindaci erano ostaggio di maggioranze raccogliticce, con intese politiche che si basavano sui reciproci favori. I ricatti erano dietro l'angolo in ogni momento. Si diceva che i Primi Cittadini non avevano potere per un sistema elettorale che impediva loro di avere un uomo forte al municipio o alla presidenza di regione o di provincia. Alla fine si è riusciti a fare questa benedetta riforma elettorale, ma nella città di Roma i risultati non si sono mai visti. Altrove si. Soprattutto nelle regioni settentrionali il nuovo sistema ha funzionato benissimo e lo vedono ogni giorno, in modo concreto, tutti i cittadini che vivono in quelle località, che sono da invidiare. Ma a Roma no. A Roma non ha funzionato. Facciamo un esempio: la politica dei trasporti nella capitale. E' un'indecenza che tutte le amministrazioni comunali (di sinistra e di destra) che si sono alternate in Campidoglio da almeno vent'anni a questa parte non sono mai riusciti a risolvere il problema del traffico cittadino. E' un vero scandalo che gente come Rutelli, Veltroni e Alemanno, con alle spalle un apparato di potere che non ha eguali nella storia della Repubblica, non hanno nemmeno tentato di iniziare un progetto di rivoluzione dei trasporti. Perchè? L'ipotesi che trova più consensi è che i politici romani sono dei dilettanti, incapaci di effettuare riforme ampie e complesse. In verità, il dilettantismo dei politici romani non è la vera ragione che ha impedito finora di cambiare in modo concreto l'abitudine degli automobilisti a Roma. No. La vera ragione sta nel fatto che un progetto di questa ampiezza non interessa loro, nè a livello locale, nè a livello provinciale, nè a livello della regione Lazio. Perchè? Per la semplice ragione che questo genere di riforme non producono nè giri di denaro allettanti, nè possibilità di lucrare in modo consistente. In più, un progetto di rivoluzione del traffico imporrebbe scelte politiche e tecniche insostenibili per amministratori poco severi, in genere abituati a ragionare con la logica del laissez-faire piuttosto che con quella della intransigenza e della severità. Mica a Roma siamo nei luterani paesi scandinavi! Avete mai visto un amministratore, di qualunque genere, a Roma che impone correttezza, trasparenza, interesse generale per la cittadinanza e moralità alle lobbies controparti, interessate a lucrare il massimo dai finanziamenti pubblici? La conclusione amara di questa vicenda è che sinistra, centro e destra a Roma non governano per il popolo, non svolgono alcun ruolo per favorire il popolo, ma fanno bassa cucina per gli interessi propri e della propria famiglia. Che misera conclusione per un popolo che non perde mai occasione di parlare di tradizione e cultura. Ma quale tradizione e cultura! Qui si tratta di interessi di bottega. Altro che.
lunedì 2 novembre 2009
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