mercoledì 17 marzo 2010

Mercato del lavoro e vizi nazionali.

In Italia c’è attualmente un aumento della disoccupazione rispetto agli anni precedenti. Essa aumenta costantemente tutti i mesi, di poco ma aumenta. Il lavoro è in crisi e la cassa integrazione e i licenziamenti piombano sulla testa dei lavoratori come un dramma. Molte famiglie soffrono pesantemente la crisi senza avere a disposizione alcun ammortizzatore sociale. Il mercato del lavoro è morto. Il decesso è stato verificato dai sindacati ma anche dal governo che è preoccupato degli sviluppi. Questo post vuol fare chiarezza sul tema del mercato del lavoro oggi in Italia e non vuole essere ipocrita perché non ha intenzione di coprire le menzogne di chi governa e di chi ha nascosto la verità. Ecco di cosa si tratta. Per anni il mercato del lavoro è rimasto ingessato, bloccato, irrigidito da un sindacato populista e demagogico, mancando della necessaria flessibilità. Adesso non esiste più. Nessuno si pone il problema di come farlo risuscitare o quanto meno di sostituirlo con un altro sistema. I giovani sono diventati praticamente disoccupati a vita. Quei pochi posti di lavoro disponibili vengono prenotati dai raccomandati o regalati dal sistema politico, per nepotismo, agli amici e ai parenti. Nella Pubblica Amministrazione poi le cose sono ancora più gravi. Non si assume proprio e il personale in servizio è inadeguato. Cosa fare in questi frangenti? Esiste una sola maniera di risolvere il problema. Si deve agire su due fronti contemporaneamente e in modo sinergico. Il primo è quello degli investimenti in opere piccole, grandi e/o cooperativistiche necessarie a dare lavoro ai giovani. Deve essere un progetto gigantesco attraverso il quale si possono assumere milioni di giovani nelle pieghe della società. E’ necessario cioè che il governo si rimbocchi le maniche e produca una montagna di progetti distribuiti in modo uniforme sull'intero territorio nazionale volti a fornire lavoro ai giovani. Se non lo fa è perché non lo vuol fare. Cooperative di giovani agevolate con soldi provenienti da diverse fonti. Lavoro giovanile a tempo determinato nello Stato, nelle Regioni, nelle Provincie, nei Comuni e nei servizi pubblici. Il secondo fronte è quello del reperimento di risorse per attuare gli investimenti. Ci vuole una drastica scure sui redditi illeciti e sulle fonti illegali di guadagno, nonché una addizionale sui redditi. In pratica per finanziare i progetti per occupare i giovani devono essere dati incentivi in tutte le forme possibili e immaginabili di sgravi fiscali per chi assume i giovani e li fa lavorare. Nello stesso tempo un’addizionale sui redditi dovrebbe pervenire contemporaneamente da diversi fronti: dai redditi dichiarati, da imposte indirette, e soprattutto dai guadagni illeciti. Prevedere una legislazione che abbia come fine il sequestro e l’immediata vendita ad incanto dei beni sequestrati relativi a qualunque attività illegale nell’interesse dei posti di lavoro dei giovani. Migliorare i meccanismi di difesa per i perdenti posto e i cassintegrati allungandola immediatamente di due anni a spese della comunità nazionale. Il resto lo dovrà fare il paese con una gigantesca rete di pubblicizzazione sui giornali, nelle chiese e nelle tv. Chi mette i bastoni nelle ruote di questo progetto dovrebbe essere sommerso da una immensa e colossale pubblicità prodotta in sinergia tra governo, sindacati e pubblica opinione. Guai a chi dovesse sgarrare. Ah! Dimenticavamo. Il potere politico dovrebbe collaborare con una “piccola” colletta obbligatoria: regalare allo Stato metà delle entrate finanziarie di un anno di lavoro. Perché? Per riequilibrare i colossali errori commessi da almeno vent’anni a questa parte. Tutto quanto detto si può fare benissimo e può avere successo. La Costituzione lo ammette quando afferma che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro. Chi ha troppi soldi dovrà darne una larga fetta allo Stato per realizzare la norma costituzionale di eguaglianza. Noi lo crediamo possibile.

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