giovedì 2 agosto 2012

Pd e Sel insieme: per la vittoria o per la sconfitta?


Di che si tratta? La risposta è una sola: la sinistra si è ricompattata ed è pronta a vincere le prossime elezioni. Che poi dai protagonisti dell’accordo (Bersani e Vendola) il riposizionamento dei due venga chiamato “centrosinistra” ha il sapore della beffa. Ma vi immaginate che tipo di centrosinistra sarebbe quando a comandare la politica economica dell’Italia ci fosse come primo ministro l’ultimo comunista d’Italia. Si potrebbe ribattere dicendo che l’importante è che si sia arrivati all’accordo. Il punto delicato è però un altro. Immaginate un potenziale elettore antiberlusconiano che aspetta da ben cinque anni di votare contro Berlusconi. Immaginate altresì che Vendola vinca le primarie (cosa non difficile visti i precedenti) e sia lo sfidante ufficiale del centrodestra. A questo punto l’elettore di centrosinistra è fregato. Infatti, anche se vincesse Vendola il suo sogno di cambiamento sparirebbe immediatamente perché il governo del cobas Niki sarebbe "a tempo", come quello di Prodi nel 2006. Tra l’altro sarebbe anche l’addio definitivo a una politica moderata e riformista di centrosinistra e l’avvio a tappe forzate di un indirizzo politico estremista che ci ricorda le cose dette con stile vendicativo da Vendola a Milano la sera della vittoria di Pisapia a Sindaco. Ma il fatto più grave sarebbe quello di creare le condizioni per riproporre di nuovo un “contratto di intenti comuni” del centrodestra, con berlusconiani, centristi, fascisti, chiesa cattolica, banche e Confindustria tutti accomunati da un patto di sopravvivenza. E i mercati secondo voi gradirebbero una prospettiva del genere?

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