lunedì 25 giugno 2012

Come è stato possibile?


Alzi la mano chi è contento della società italiana di questi ultimi anni. E attenzione, qui non ci riferiamo agli aspetti dovuti alla crisi economica. Vogliamo proprio vedere chi avrà il coraggio di dire che per lui, tutto sommato, va bene. Il fatto è che gli italiani stanno sempre peggio. E ripetiamo, non solo dal punto di vista economico. Volendo partire da lontano, per l'esattezza dagli anni ’50, gli italiani erano quasi tutti senza lavoro come oggi, tanto che l’emigrazione era la sola possibilità per finanziare la vita e il futuro della propria famiglia. Eppure nessuno diceva che si stava male. Dunque, perché adesso si e prima no? La risposta sta nella memoria storica di questo paese. Se si fa lo sforzo di ricordare a come eravamo mezzo secolo fa la vita era piena di simboli e di ideali, di sogni e di valori, di riferimenti certi che creavano le condizioni della speranza di un miglioramento nel futuro. E, soprattutto, si aveva fiducia nei partiti e negli uomini politici. Oggi nessuno crede nel futuro. Quanto ai politici è meglio tacere. Se intervistati gli italiani sono tutti per l’"uovo oggi" e nessuno per la "gallina domani". A nostro parere il motivo è che oggi non ci sono più punti di riferimento ideali e di aggregazione nazionale. Qualche esempio per dare concretezza al ragionamento. La naja. Prima c’era il servizio militare obbligatorio. Adesso non c’è più. Tutti non volevano fare il servizio militare. Eppure la naja, bene o male, costruiva personalità, insegnava la disciplina, forniva strumenti culturali e modi di pensare al futuro, creava le premesse per avere ideali, dava educazione e formazione. In poche parole, creava i cittadini, li univa perché li mescolava, li faceva sentire un tutt’uno, al di là dei dialetti e dei modi di pensare regionali. Insomma, li faceva crescere e dava loro ottimismo stando insieme. Di tutto questo che cosa è rimasto? Assolutamente nulla. Anzi. E’ salita in cattedra la becera politica distruttiva dell’identità italiana proposta dal razzismo leghista creando i nemici interni, ovvero “Roma ladrona”. Abbiamo visto poi come sono andate in realtà le cose. Un secondo esempio, ma se ne possono fare a decine, riguarda l’enorme forza aggregatrice morale dei fumetti. Il fumetto era spesso un potente strumento di formazione e un patrimonio di matrici culturali che aggregavano. Ne citiamo uno per tutti: Tex Willer. Le storie di questo eroe solitario, finivano sempre per creare nel lettore ammirazione per le opportunità che creava negli sconfitti. Dava la libertà ai detenuti in grado di rifarsi un’altra vita migliore. Oggi è tutto il contrario. Com’è stato possibile peggiorare la società italiana fino al punto da toccare con la politica il punto più basso di adesione dell’intera collettività italiana? Forse sarebbe meglio ripristinare la leva obbligatoria e far studiare Tex Willer nella scuola statale. Il servizio militare, con i suoi limiti e i suoi eccessi, ha fatto gli italiani e ha contribuito a formare una identità unitaria, italiana, nazionale, che prima non esisteva. Tex Willer, con tutti i limiti che ha un fumetto, ha creato negli italiani che lo leggevano una base culturale di valori che andavano dalla condivisione della durezza della vita all’onestà della sua azione, ancorché nelle difficoltà di un territorio difficile per la comprensione dei valori umani. Nella scuola di oggi è quello che manca.

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