lunedì 18 giugno 2012

Ex - maggiordomo e talpe in pericolo di scomunica.


I fatti. Dopo gli interrogatori a tappeto effettuati dalle Autorità vaticane, a proposito del reato di “traffico di documenti privati” del Papa, sembra che le cose siano state chiarite e individuate le responsabilità. La Commissione cardinalizia ha avuto col Papa un colloquio dettagliato sulle responsabilità degli indagati e pertanto si può dire che il caso “è chiuso”. Inizia ora però la fase più difficile, che riguarda la decisione delle condanne. E qui cade l’asino perché, com’è facile intuire, se qualcuno venisse condannato alla pena di tre anni, o di trent’anni o, addirittura, all’ergastolo come previsto dal Codice Canonico sarà evidente a tutti che la natura divina o, se volete, l’appeal che aveva il Vaticano prima di questo inciampo sarebbe completamente ridotta per non dire annullata. E allora? Va maturando un’altra possibilità. Quella della scomunica. Una scomunica a vita per i protagonisti potrebbe risolvere il caso. Ma c’è un’altra possibilità che noi temiamo che potrebbe essere presa per “il bene della Chiesa”. Riguarda il responsabile numero uno di tutta la faccenda, che a detta di molti giornali è il Cardinale Tarcisio Bertone. Quale? La locuzione latina seguente spiega tutto: “promoveatur ut amoveatur” ovvero, sia promosso affinché sia rimosso. Al prossimo Conclave vedremo.

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