Il Ministro della P.I. del governo Berlusconi ha presentato in Parlamento il decreto che modifica alcuni aspetti del funzionamento dell’Università. Apriti cielo. E’ successo il finimondo. Proteste, cortei, manifestazioni. Insomma, una reazione sproporzionata, inutile e dannosa. Perché? Noi pensiamo che la sinistra non sia ancora pronta per governare questo paese, perché sembra sia ancora ferma a prima della caduta del muro di Berlino. I suoi sembrano atteggiamenti settari, da immobilismo ideologico, sterili, che non propongono alternative valide in grado di contrastare l’azione del governo. In poche parole, la sinistra ancora non è uscita dalla sconfitta elettorale inflittale da Silvio Berlusconi appena sette mesi fa. E passiamo alle nostre opinioni in merito al post di oggi. Com’è noto, in questo blog, noi non abbiamo mai avuto pregiudizi o tabù verso chicchessia. Per noi, il centrosinistra e il centrodestra sono due schieramenti pari sul piano della dialettica politica. Noi giudichiamo solo con il metro della efficacia e della rettitudine delle proposte politiche e dei relativi comportamenti politici. Dunque, non ci si aspettino preclusioni verso nessuno. Discutiamo pertanto, brevemente, di questa riforma universitaria, tenendo fuori le questioni ideologiche. Lo facciamo a modo nostro, con modalità pragmatica e concreta, mediante tre brevissime analisi. Lo scopo è quello di far emergere la stupidità della posizione del centrosinistra sulla “questione Università”.
Ecco in sintesi il senso del “decreto Gelmini”.
1) Più borse di studio agli studenti meritevoli;
2) Più premi per gli atenei virtuosi e più penalizzazioni agli atenei che sperperano il denaro;
3) Più trasparenza e correttezza nella nomina dei componenti delle commissioni d’esame.
Analisi dei tre punti.
-Nel primo caso tutti gli studenti meritevoli ma privi di mezzi saranno aiutati e non solo economicamente a studiare nel loro percorso di formazione. Vi sembra poco? Se si è contrari a questo aspetto vuol dire che si è scopertamente in malafede. Vuol dire che si ha un’idea dell’Università che è fuori dalla logica o, peggio, si è mascalzoni nell’affermare che questa norma è sbagliata. Vorrebbe dire sostenere la tesi di quegli studenti fuori corso a vita, che hanno finora vissuto come parassiti nelle varie facoltà, sfruttando le cariche politiche universitarie e facendo politica, spesso violenta, nelle piazze. Lo studente deve studiare, perché l’Università è un luogo di cultura e di studio e non un posto dove si fa violenza e ideologia.
-Nel secondo caso le Università con bilanci in perdita non potranno più bandire concorsi per docenti e personale amministrativo. Vi sembra poco? Per esempio l’Università di Messina ha acquistato recentemente un quadro pagandolo 80000 euro per abbellire una sala. E’ o non è uno scandalo e uno spreco di denaro pubblico?
-Il terzo caso è il più interessante sotto il profilo del metodo, che evidenzia una sconcertante e personalissima concezione della sinistra nel difendere la morale e l’etica del mondo universitario. Si tratta della più clamorosa conferma dell’idea che la sinistra, invece di privilegiare le norme etiche nei criteri di assunzione, in realtà le contrasta. La norma contenuta nel decreto è una norma anti-imbroglioni perché viene ostacolata in modo consistente la pratica del nepotismo nelle assunzioni clientelari del personale all’Università! Finora l’attuale legge, che non è mai stata modificata da alcun governo di centrosinistra, compresi i due governi Prodi e quello di D’Alema, prevede che le commissioni vengano formate con i voti dei baroni i quali dopo aver nominato gli amici degli amici come commissari di concorso hanno il via libera per pilotare l’assunzione di figli, nipoti, pronipoti, cugini, etc. Vi sembra poco avere eliminato questa prassi con la modifica che le commissioni devono essere nominate per sorteggio? Certo il metodo del sorteggio non è il più perfetto. Ma intanto è meglio iniziare con questo. L’importante è cominciare a svuotare l’acqua dall’acquario dove nuotano a loro agio gli imbroglioni di professione. Il resto si vedrà.Concludiamo con una domanda: “perché queste tre semplici regolette non sono state approvate in Parlamento dai governi di centrosinistra”? Non sapete rispondere? Rispondiamo noi al posto vostro, con una provocazione: perché il centrosinistra, di cui l’attuale Pd è la parte più consistente, si oppone da sempre alla politica del merito nella scuola e nell’Università! Solo gli arroganti e i demagoghi possono sostenere che le tre norme del decreto Gelmini facciano male all’Università italiana. Che poi il centrodestra e Silvio Berlusconi abbiano grandi responsabilità in altri settori normativi e legislativi, per chi segue questo blog, non è un segreto. Lo abbiamo affermato tante volte e continueremo a sostenere l’idea che un governo deve manifestare negli atti legislativi morale ed etica senza le quali non c’è alcuna idea di giustizia e di imparzialità. Ma qui interessava dire ciò che abbiamo detto. E con chiarezza.
domenica 9 novembre 2008
Non diamo a Cesare quel che non è di Cesare.
sabato 8 novembre 2008
Gli italiani che volano, tra piloti furbacchioni e industriali che fanno affari.
Finalmente qualcuno che parla chiaro! Il Presidente di CAI, Roberto Colaninno, ha detto che la “vertenza” piloti all’Alitalia è chiusa e non avrà altri sviluppi assistenziali. Piloti e hostess riceveranno una chiamata diretta. Chi rifiuterà l’assunzione nella nuova compagnia Alitalia, alle condizioni del nuovo contratto di lavoro, perderà il posto! Questi i fatti e passiamo alle nostre opinioni. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di assumere una posizione netta, chiara e fuori dalla logica dell’ipocrisia in una vertenza sindacale. Roberto Colaninno ci ha fatto sempre antipatia. Da tempo lo abbiamo giudicato un industriale che fa i soldi perché sa sfruttare le occasioni, come nel caso attuale della nuova Alitalia. Ma ha mostrato coraggio. E di questi tempi un privato che rischia i propri soldi è da sostenere. Alla faccia dei furbacchioni dei piloti e delle belle hostess nostrane che volevano ricattare anche la nuova Alitalia, dopo aver piegato alla logica assistenziale la vecchia e averla munta a piacimento con i soldi degli italiani.
giovedì 6 novembre 2008
Il Diritto: una scienza o un mito?
Non offendere mai i sentimenti più profondi degli altri. E’ questa una massima che abbiamo sempre rispettato. Pensiamo che tutti gli esseri umani del mondo possono e debbono essere criticati, ma che essi hanno anche l’analogo diritto di essere rispettati, soprattutto nelle convinzioni personali più profonde. Per questo non abbiamo mai offeso chicchessia. Non abbiamo mai offeso i credenti di qualunque fede religiosa, non abbiamo mai offeso i cittadini che votano qualunque partito politico, né coloro i quali hanno il colore della pelle differente o appartengano a razze e/o sessi differenti. Questo però non significa che noi non abbiamo il diritto di critica. Anzi. In questo blog, per esempio, il Vaticano e la Religione cattolica sono state alcune volte un bersaglio politico in cui abbiamo esercitato il nostro diritto di critica. Lo stesso per il partito di Berlusconi e di quello di Veltroni. Oggi vogliamo promuovere una critica (facile in verità) contro la magistratura o, meglio, contro la cosiddetta “scienza giuridica” che a nostro parere di scienza ha veramente poco, almeno nel senso classico del termine. La ragione è che la casta dei magistrati ha enormi responsabilità nel “fare” giustizia e spesso ha preso provvedimenti al limite della sopportazione umana. Ecco una perla che vogliamo raccontare e che la dice lunga sull’idea che il Diritto è una scienza. I giornali hanno dato rilievo a un fatto curioso avvenuto negli Stati Uniti che mette in luce un’idea balzana della giurisprudenza. Qualche mese fa un Signore, certo Ernie Chambers, senatore del Nebraska, voleva portare Dio in tribunale per ragioni che a suo parere attengono alla diffusione sulla Terra da parte divina di paure, guerre, terrore, etc. Il giudice ha respinto la richiesta di avvio di un procedimento con la singolare motivazione che ”l’Onnipotente” non ha indirizzo. Cioè, la ragione giuridica per la quale non si può processare Dio da un tribunale umano è che “è impossibile notificare l’atto di accusa perché non esiste un indirizzo ufficiale dell’accusato”. Lasciamo perdere gli sviluppi della singolare e bizzarra richiesta, sostenuta dall’avvocato difensore del senatore statunitense che ha tentato di fare appello perché se Dio è, come dicono, onnisciente allora è inutile avere o meno l’indirizzo di residenza e passiamo alle conclusioni che, come al solito, sono basate sulle nostre opinioni. La scienza giuridica ha chiuso il problema sopra citato non con la motivazione che ci si sarebbe aspettati dicendo che essendo il Diritto una cosa seria il querelante non aveva il “diritto” di far perdere tempo alla giustizia. Perché di questo si tratta. In migliaia di cause nei tribunali, soprattutto in Italia, si impiegano anni per decretare se un querelante può querelare o meno la controparte perdendo tempo prezioso, sprecando energie e deridendo l’idea stessa di “scienza giuridica” a causa di processi che durano anni e anni. La poca serietà sta nella incapacità della giustizia di tutelare i più deboli nei processi perchè non delibera in tempi brevi. L'unica Scienza che consideriamo tale è quella il cui metodo è stato inventato da Galileo agli inizi del '600. Per essere chiamata tale la scienza galileiana deve soddisfare tre requisiti: essere quantitativa (contano solo i numeri), esplicativa (contano solo le spiegazioni che utilizzano la Logica e la Matematica) e predittiva (debbono essere possibili le previsioni) altrimenti non è scienza. L’idea che il processo a Dio non si possa fare perché non si conosce il suo indirizzo è la peggiore delle idee possibili per far passare il messaggio che il Diritto è una scienza. E’ solo esercizio inutile di distruzione di intelligenza umana, di inutile perdita di tempo e fattore di perenne ingiustizia a favore dei più potenti e dei più ricchi. Nella giurisprudenza i tre fattori epistemologici sopra riportati non hanno diritto di cittadinanza perchè l'anarchia delle sentenze manda all'aria il concetto stesso di scienza. Dov’è andata a finire la saggezza di un Salomone che in pochi minuti riusciva a convincere le parti della bontà della sua sentenza? Almeno quella di Salomone aveva il pregio di essere saggia. Quella attuale non ha neanche questo. Ahi, Giustizia, sei madre non di fatti ma di miti. Altro che scienza.
martedì 4 novembre 2008
Inghilterra: via il Natale e vai con la Festa della Luce d’Inverno.
Nella storia dell’uomo nessuna festività è più universale del Natale. In moltissimi paesi del mondo si dice: “Sretan Bozic”, “Glædelig Jul”, “Gajan Kristnaskon”, “Maligayan Pasko”, “Nadolig Llawen”, “Kala Christouyenna”, etc. che significano tutte “Buon Natale” in lingue poco conosciute. In inglese si dice “Merry Christmas”. Dal prossimo 25 dicembre non lo si dirà più così, perché ad Oxford la frase è stata cambiata in “Buona Festa della Luce d’Inverno”! Non ci credete? Eppure è così. Nella corsa al nuovo, si sa, gli inglesi sono sempre stati maestri. Precursori di mode, di scoperte, di stili di vita, di successi, persino anche di divorzi (come quello famosissimo di Enrico VIII) in tantissimi campi gli inglesi sono stati i primi. Lo riconosciamo e diamo loro il merito di avere imboccato spesso la strada dell’innovazione facendo da apri pista agli altri popoli. Gliene siamo grati. Ma adesso hanno esagerato. E si sa che le esagerazioni sono un pessimo viatico. Testardi come sempre si sono inventati “La Festa della Luce d’Inverno” al posto del Natale. Per compiacere i musulmani e i seguaci delle religioni asiatiche il Consiglio Comunale della città di Oxford ha deciso di cancellare la parola Christmas (Natale) dalle celebrazioni di fine anno sostituendola con Winter Light Festival. Non sanno che quando si esagera si rischia di diventare ridicoli. Abbiamo l’impressione che questa volta sarà un flop.
lunedì 3 novembre 2008
Nuova nomina a giudice costituzionale: imparziale o ammazzasentenze?
Finalmente Camera e Senato hanno eletto il bresciano Giuseppe Frigo a nuovo giudice costituzionale. Siamo contenti che un tassello così importante del mosaico istituzionale sia stato inserito al posto giusto. L’avv. Frigo è una persona a modo. La nostra opinione, questa volta, la riportiamo sottoforma di domanda. Due per l’esattezza. Era proprio necessario far trascorrere inutilmente quasi un anno di tempo per eleggere un giudice alla Consulta? Siamo proprio sicuri che sia stata eletta la persona giusta? La prima domanda riguarda il metodo. Maggioranza e opposizione si sono resi conto che hanno fatto perdere al paese tempo, energie e risorse pregiate per aver fatto trascorrere invano e improduttivamente un anno? Il loro è stato o non è stato un atteggiamento meschino di bieco calcolo di interesse? Si o no? Noi pensiamo di si perché la ragione di questo tira e molla è stata, com’è noto, il tentativo disonesto di scambio delle poltrone di giudice costituzionale con quella di presidente della Rai. E’ morale tutto ciò? La seconda domanda riguarda il merito. Noi siamo dell’opinione che l’avv. Frigo sia una persona onesta e preparata. Ma abbiamo alcune riserve sulla sua figura di giudice. E’ stato per molti anni una figura sovraesposta, sollevando dubbi per un suo presunto modo di essere esageratamente ipergarantista e per essere stato avvocato difensore del Presidente del Consiglio Berlusconi. Due esperienze che consideriamo negative. La prima perché la nomina di un giudice ipergarantista può confermare la tendenza della logica assolutoria e buonista della magistratura italiana, come nel caso recentissimo e scandaloso in cui la magistratura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta nei confronti della coppia di direttori responsabili dell’accordo effettuato sottobanco da Rai e Mediaset ai danni dell’informazione. In pratica, la coppietta, per ritardare la diffusione dei dati sulle elezioni politiche, si sono messi d’accordo con una telefonata che li impegnava a coprire la notizia per un po’ di tempo. Un maxi-inciucio di dimensioni planetarie. Sul secondo aspetto tacciamo per bontà d’animo perché di questa esasperante e immorale storia del conflitto di interessi di Berlusconi non se ne può più.
domenica 2 novembre 2008
Benedetto XVI: la fede e la scienza sono compatibili.
Contrordine fedeli. L’evoluzionismo darwiniano non è il peccato e il creazionismo intelligente non è detto che sia da preferire. Queste singolari parole del Papa in Vaticano, alla presenza del famoso astrofisico inglese Stephen Hawking venuto a Roma a per partecipare ai lavori della Pontificia Accademia delle Scienze, costituiscono una grande novità. Osiamo dire che si tratta di un cambiamento a 180° che apprezziamo. Diciamo chiaramente che non ce lo aspettavamo. Il Papa, contrariamente alle volte precedenti e in controtendenza con i suoi ultimi polemici interventi contro la scienza, ha rimesso in moto l’orologio della verità scientifica dopo averlo spento per qualche settimana. Dunque, adesso vi è piena compatibilità tra fede e scienza e “la verità scientifica è essa stessa una forma di partecipazione della verità divina”. Sono parole del Papa. Se vi sembra poco questo, allora lasciate perdere scienza e religione e parlate d’altro. Perché Benedetto XVI abbia in precedenza polemizzato con gli scienziati rifiutandone qualsiasi ruolo veritativo non ci è chiaro. Probabilmente in queste settimane si è informato meglio sul ruolo corretto che la scienza svolge nello studio del nostro universo. Fatto sta che si è ripreso bene. Siamo un po’ disorientati ma anche soddisfatti di questo recupero di credibilità del Papa tedesco. Novello figliol prodigo accettiamo volentieri le dichiarazioni rilasciate. La conclusione è che questi interventi a zig zag del Papa confermano la nostra teoria che i due "universi", quello della fede e quello della scienza, possono correre parallelamente ma ognuno nel proprio rispettivo campo senza invadere quello dell’altro. In ogni caso, con queste parole, si pensa e si spera che si sia chiusa la stagione delle dichiarazioni ondivaghe della Chiesa cattolica nei confronti della scienza perchè, a sentire Benedetto XVI, la scienza per la religione possiede un fattore di senso, come d’altronde aveva detto lo stesso Galileo, scienziato cattolico, che ha sempre parlato della scienza come del grande libro della natura. Ne prendiamo atto.
sabato 1 novembre 2008
La TV specchio della crisi del paese.
E’ la TV che rende insulsi gli italiani o sono gli italiani che producono una TV becera e banale? Si potrebbe partire da questa domanda per parlare malissimo della “madre di tutti i difetti” degli italiani, cioè della TV. Siamo del parere che “questa” TV sta ottundendo le menti degli abitanti del Bel Paese. Urgono provvedimenti e, soprattutto, è impellente che appaia all’orizzonte chi dovrà intervenire in questa ultima rivoluzione copernicana per riportare la TV alla sua naturale funzione di trasmettitrice di cultura e di veicolo di buona comunicazione. Veltroni? E’ troppo impegnato a costruire il suo PD. D’Alema? E’ troppo preso dalla sua creatura giornalistica Italianieuropei. L’attuale Presidente della RAI, Claudio Petruccioli? Difende l’Azienda con testardaggine sinistrorsa. Silvio Berlusconi? E’ uno dei principali responsabili del degrado televisivo italiano. L’ex Sindaco di Roma nonché ex ministro dei Beni culturali Rutelli? Non ne parliamo proprio. E allora chi? Partiamo dai dati. Dice il Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò che la TV italiana “per i livelli di banalità e volgarità (come i tanti reality che affollano i palinsesti delle TV in prima serata) è al di sotto di altre televisioni europee e il divario rispetto alle emittenti dell’UE è crescente”. Giudizio tranciante e definitivo. Domanda: è vero o non è vero che trasmissioni televisive come i reality e programmi analoghi hanno involgarito, banalizzato e diseducato gli italiani? Assolutamente si. Vuoto di idee, volgarità, insipienza, addirittura bestemmie in diretta sono alla base dei comportamenti diseducativi di questa RAI TV, che è poi la RAI degli ex comunisti e/o dei filoberlusconiani. I due schieramenti, ora l’uno ora l’altro, se la palleggiano passandosela di mano a ogni legislatura. Parallelamente, c’è l’universo Mediaset in cui la insulsaggine, il conformismo, l’adulazione per il Signore di Arcore e, soprattutto, l’idiozia di una TV delle veline fa pendant con quella della RAI. Ma allora perché pagare il canone? Se si voleva inseguire Mediaset sul terreno commerciale della Audience perché mantenere un balzello come il canone? Perché dobbiamo pagare una tassa per vedere il “modello Mediaset” nella TV di Stato? La nostra proposta è semplice: bisogna copiare integralmente la TV della Svizzera Italiana. In-te-gral-men-te. Il Garante suggerisce di privilegiare programmi su teatro, concerti, mostre, musei, attività artistiche, sport (tutti gli sport non solo il calcio), finestre di attualità nel mondo, programmi di lingua, di scienza, etc. per ricreare le condizioni culturali ed educative in grado di migliorare la capacità intellettuale dei cittadini. Finché ciò non verrà fatto il paese è costretto a vivere nel tugurio delle ristrettezze culturali. La colpa è, come al solito, di una destra becera e di una sinistra traditrice di speranze e di vita. Chi, dunque, potrà salvare il Bel Paese dall’invadenza e dalla cafonaggine di questa TV? Il pericolo è che non c’è alcun "Salvatore" all’orizzonte. Siamo soli a dover combattere con gli scemi programmatori de Il grande fratello e dell’Isola dei famosi. Purtroppo.