giovedì 28 febbraio 2008

Ancora sulla mancata visita del Papa alla “Sapienza” di Roma: esiste una terza via?


Il Papa tedesco certamente è una novità storica nel panorama della cattedra di S. Pietro. Ma è una novità anche dal punto di vista teologico. E’ raro trovare un Papa molto competente in questo settore che riesce al contempo a dare tanto materiale in pasto alla grande stampa nazionale e internazionale per parlare delle sue dichiarazioni e a ottemperare al negozio teologico che lo riguarda. Noi desideriamo ritornare sulla mancata visita perché ci sollecita la chiarezza delle posizioni e, soprattutto, ci stimolano le possibilità di accentuare le differenze di posizione sia da una parte sia dall’altra. Diciamo che accanto alla posizione pro-papista e alla posizione pro-laicista c’è una terza via. Si tratta della posizione cosiddetta “terzista”, né con gli uni né con gli altri, pur ammettendo alcune ragioni degli uni e qualcuna degli altri. E’ proprio tutto chiaro? No? Vediamo allora di dettagliare la situazione.
Posizione pro-papista. E’ quella che vede con il solo occhio destro la verità. Si fonda sulla capacità di mettere in risalto che l’Università avrebbe dovuto permettere il confronto delle idee mentre al Papa gli è stato negato. Si basa sulla abilità di mettere in risalto che al Papa non è stato permesso di dare il suo contributo intellettuale, di conoscenze e di idee. Si appoggia all’idea che il Papa è Vescovo di Roma e non si può negare al Vescovo della sua città la parola. Si sostiene che La Sapienza non è nuova a questi atteggiamenti di intolleranza. Altre volte questa stessa Università ha contestato altri conferenzieri di tutte le posizioni politiche. Quindi è un vizietto che continua a mostrare nel tempo Si appoggia al concetto che studenti e professori anti-papa manifestano in modo blasfemo un Capo religioso. Si dà sostegno alla tesi che coloro che hanno contestato il Papa siano professori che hanno dichiarato che il Papa avrebbe sfruttato la pubblicità dell’evento per fare una predica e nient’altro. E soprattutto è la posizione di coloro i quali tentano di dequalificare il senso della scienza, sminuendone i successi ed enfatizzando i pericoli. Queste le prime posizioni. Passiamo adesso a quelle contrarie.
Posizione pro-laicista. E’ quella che non riesce a vedere quasi nulla della verità utilizzando solo l’occhio sinistro. Il Papa secondo costoro avrebbe fatto della sua partecipazione un’occasione difficilmente ripetibile per parlare male della scienza e ricondurla entro le fila dei dogmi della religione. Il suo ruolo è quello becero di difendere gli interessi della casta cattolica compresi i torti del Sant’Uffizio perché si afferma che il Papa, molti anni fa, disse che il processo a Galileo fu “giusto e ragionevole”. A proposito di questa questione si dice che è chiaro ormai che c’è un disegno egemone dei neo-conservatori religiosi che hanno come obiettivo quello di far entrare la scienza nell’orbita della teologia in modo tale di toglierle l’indipendenza e l’autonomia che ha acquistato in quattro secoli di storia del pensiero scientifico. Su questa vicenda poi i professori sono certi che il Papa avrebbe parlato male dello scienziato toscano contravvenendo a uno dei passaggi cruciali della storia.
Ecco le due posizioni. Si fronteggiano senza alcuna possibilità di confrontarsi e criticarsi con equilibrio ed è impossibile trovare sintesi o collegamenti di posizioni, ancorché parziali. Noi non siamo d’accordo sulle singole sintesi.
Posizione terzista. E’ quella che si sforza di vedere i fatti in un’ottica imparziale e dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Troviamo parziale quella pro-papista e deviante quella pro-laicista. Siamo per una terza via, in cui la scienza è scienza e non deve essere tirata “per la giacchetta”, né dagli uni, né dagli altri. La scienza non si pone alcun obiettivo di spiegare alcunché che sia al di fuori del suo interesse e della sua sfera di osservazione, cioè del mondo della natura e dei fenomeni che la interessano. E poi smettiamola con questa storia di identificare quasi sempre la scienza con la sola biologia, che è una parte molto piccola della scienza, che interagisce spesso, in modo strumentale, con le questioni etiche e morali di pertinenza filosofica e teologica. La scienza già ai tempi di Ampére nel primo Ottocento aveva classificato almeno cinquecento discipline. Ai nostri giorni le discipline sono aumentate ulteriormente e sfiorano i mille nomi. La quasi totalità delle polemiche tra laici e cattolici avviene sui quadri conoscitivi di poche discipline e l’errore sta nel ridurre la contrapposizione tra scienza e fede scambiando la bio-medicina con l’intera scienza. Smettiamola di commettere l’errore di identificare l’intera scienza con alcuni parzialissimi aspetti che riguardano solo la vita. Dunque, al rettore Mons. Fisichella che afferma che “la teologia è scienza come tutte le altre seppure si interroga sulla metafisica” noi rispondiamo che la teologia è teologia e la scienza è scienza. Non mischiamo due cose differenti e soprattutto i teologi facciano i teologi e non gli scienziati, così come gli scienziati devono fare gli scienziati e non i filosofi. E’ già difficile fare bene una sola delle due attività, figuriamoci se si aggiungono campi sterminati in più, che non si dominano adeguatamente dal punto di vista conoscitivo e metodologico. Non si capisce dunque come mai l’opinione di un teologo all’interno di un contesto universitario debba valere alla stregua di un fisico o di un qualsiasi altro scienziato ateo o agnostico che studi il mondo della natura. Per caso la teologia sa spiegare con argomenti teologici come e perchè cadono i corpi dall’alto verso il basso? Lo ha spiegato molto bene a suo tempo quel Galileo a cui tutti fanno a gara per tirargli la giacchetta. Per il resto, noi terzisti siamo d’accordo con le critiche ai sessantasette professori-estremisti-radicali-maleducati, che hanno mancato sul piano della correttezza e dell’onestà intellettuale impedendo al Pontefice di intervenire. Ci mancherebbe altro che noi terzisti ci sognassimo di non permettere il libero confronto delle idee. Semmai sono i nipotini di Stalin che hanno questo problema (vizietto) nel loro DNA. Per quanto riguarda infine la possibile malafede dei sessantasette “fisici & altro” ci permettiamo di far apparire in tutta la sua nefasta conseguenza un solo argomento che “taglia la testa al toro”: perché alcuni dei professori firmatari, di cui peraltro molti in pensione da troppi anni (gli inglesi parlano di retired teachers, cioè ritirati dall'insegnamento) per poter essere considerati ancora professori, non hanno mai speso neanche una parola contro l’integralismo islamico o la negazione della Shoa? Se hanno coraggio questi sessantasette piccoli professoruncoli rispondano a questa domanda altrimenti vadano a fare gli insegnanti se ne sono capaci. Io comincio ad avere qualche dubbio.

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