sabato 21 giugno 2008

Oltre alle leggi vergogna c’è la vergogna del peggior Berlusconi di sempre.

Siamo senza parole. La lettura dei quotidiani di oggi e lo spettacolo di un alterato individuo che batte la penna sul tavolo come un dozzinale e sgarbato impiegato da sportello Acea di Roma ci offrono uno spaccato terribile e un panorama mozzafiato del livello di bassezza raggiunto dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nell’affrontare i problemi politici del paese. Ieri ha toccato il fondo. Con la sua scorretta e sconveniente invettiva contro i giudici “sovversivi” è arrivato al capolinea. Ci ricorda il livello di rozzezza delle osterie nelle quali gli avventori generalizzano tutto e tutti. Da questo momento, a nostro parere, Berlusconi è politicamente morto. Noi che da almeno un lustro su queste pagine web abbiamo affrontato le piccolezze della politica italiana con stile, sobrietà e tanto spirito critico di sopportazione non ce la facciamo più e buttiamo la spugna. Per anni abbiamo tentato di separare le stranezze dell’uomo Berlusconi dal pragmatismo del politico Berlusconi, dandogli credibilità più del necessario, anche laddove non la meritava. Pensavamo e speravamo che alla fine il nostro spirito di sopportazione avrebbe vinto e che lui fosse cambiato. Invece no. Peggio. Con la larga vittoria alle ultime elezioni di Aprile 2008, il politico Berlusconi, la figura istituzionale di Presidente del Consiglio e il vincitore delle elezioni, nonché l’uomo che avrebbe dovuto mettere a posto il paese dalle devastazioni della sinistra radicale, uscissero fuori definitivamente nella sintesi di un “padre” della Repubblica in grado di aiutare il paese a uscire dalla crisi più che ventennale in cui si dibatte. Invece, al contrario, si è manifestata in tutta la sua pochezza politica e culturale la meschinità di un soggetto padre padrone, un extraterrestre, inaffidabile e pericoloso, incapace di gestire il suo ruolo con equilibrio e savoir faire. Non ha la cultura dei grandi politici, né lo spessore di leader della nazione, né stile, né modestia, né regolatezza, né autocontrollo, né equilibrio. Insomma non ha nulla del Capo di Stato. Non ha niente. Dice Giovanni Sartori sul Corriere della Sera di oggi: “E’ lui che dopo un felice esordio rompe il tessuto del dialogo ricadendo nell’antico vizio di usare il potere a proprio vantaggio, di tutelare i suoi interessi privati in atti di ufficio”. Vero. Verissimo. Da questo momento su questo blog cercheremo di limitare al massimo i post che lo riguarderanno. Non ci merita. Continueremo a parlare di politica. Ma di quella seria, che lui non conosce perché non ne è all’altezza. Non damnatio sed causa hominem turpem facit (Seneca).

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