domenica 1 giugno 2008

Sindacati e connivenza politica.

Abbiamo sempre avuto grande rispetto del Sindacato per la delicata attività che esso svolge nel campo del lavoro, a tutela dei diritti dei più deboli. Ma dopo avere letto il libro di Stefano Liviadotti, L’altra casta. Privilegi carriere misfatti e fatturati da multinazionale, Bompiani, 2008 ed essere venuti a conoscenza degli intrecci che esistono sotto la facciata dell’impegno altruistico sindacale abbiamo anche noi qualcosina da dire sui Signori delle tessere che guidano i vari sindacati in Italia. La prima cosa che ci viene in mente è lo stupore nel constatare che nonostante la diversità delle sigle sindacali e delle relative ideologie alle quali i sindacalisti si richiamano, tutti hanno sempre mostrato e mostrano comportamenti similari per non dire identici nei vari campi in cui si sono cimentati nelle relazioni sindacali. E’ incredibile come questi Signori, comunisti, socialisti, riformisti, liberali, cattolici, conservatori, personaggi di sinistra e di destra, abbiamo modi di fare praticamente uguali, soprattutto quando difendono i propri interessi. Vogliamo presentare fra i tanti un esempio di connivenza fra politica e sindacalismo degenere di cui siamo stati spettatori interessati e inermi. Seguendo Liviadotti lo inseriamo di diritto nella categoria dei misfatti. Al di là delle sigle sindacali il comportamento di CGIL, CISL, UIL, CONFSAL, COBAS è praticamente il medesimo. Una difesa rigorosa della casta sindacale ai danni delle altre componenti attive della società del mondo del lavoro. Ecco la storia. In un anonimo capoluogo di provincia, chiamato Sondrio, negli anni in cui entravano in rodaggio i Decreti Delegati della scuola (inizi anni ’80), chi scrive, in qualità di insegnante rappresentante di una associazione professionale, inviò al Presidente della provincia di Sondrio di allora la richiesta di essere nominato, come prevedeva la norma, membro del nascente Consiglio scolastico distrettuale in rappresentanza del mondo delle Associazioni professionali. La legge prevedeva che a nominare i due membri del distretto fosse il Presidente della Provincia, allora democristiano, secondo uno schema che avrebbe dovuto vedere nel Consiglio la varietà di rappresentanti del mondo del lavoro, di categorie della scuola, sindacalisti e membri dell’associazionismo. Il Presidente aveva l’obbligo di nominare pertanto due rappresentanti indipendenti dell’associazionismo scolastico oltre i tre lavoratori autonomi designati dalle organizzazioni sindacali. Il Presidente della provincia, invece, oltre i tre rappresentanti di CGIL-CISL-UIL, nominò altri due sindacalisti, uno della CGIL e uno della CISL in rappresentanza delle Associazioni professionali. Alla richiesta di spiegazioni pretesa dal sottoscritto, candidamente rispose che lui non poteva non nominare i due sindacalisti perché gli uomini del sindacato non potevano non essere che più rappresentativi di tutti gli altri. Per la verità aggiunse che se avesse saputo per tempo che a richiedere la nomina fosse stato il sottoscritto, suo Collega insegnante nella stessa scuola, avrebbe cercato di mediare meglio. Questo il fatto, di cui siamo stati testimoni in prima persona e passiamo alle opinioni. Ciò che colpisce della ingenua e sgradevole ammissione di responsabilità dell’allora Presidente della Provincia è la “normalità” della risposta, secondo la quale fin da allora il rapporto tra istituzioni pubbliche, politica e sindacato era connivente e inquinato da interessi di casta. Non si spiegherebbe altrimenti perchè si sia elusa la norma e si sia proceduto alla nomina illegittima dei due membri sindacalisti quando la legge prevedeva «due membri designati dal consiglio provinciale, che siano espressione di enti, associazioni e istituzioni culturali, i quali per gli scopi perseguiti e i risultati ottenuti siano ritenuti capaci di concorrere allo sviluppo e al miglioramento della scuola». Questa testimonianza mostra già che nel lontano inizio degli anni ’80 l’ammucchiata “sindacato-politica” già trescava ai danni della società civile mediante ripetute, omertose ed arroganti scorrettezze giuridiche. Certo, siamo consapevoli che quella nomina non arricchì alcun membro del Consiglio distrettuale, ma è sintomatico di un modo di pensare che era fin da allora trasversale all’intera classe politica e, soprattutto, manipolava le nomine a qualunque latitudine, anche nella avanzata Lombardia. Abbiamo un altro esempio di evidente connivenza tra Sindacato e Amministrazione dello Stato da aggiungere, questa volta nella categoria delle carriere. Com’è noto la legge prevede che ai sindacati spettano un certo numero di esoneri di insegnanti che invece di essere in servizio nelle scuole possono lavorare presso gli uffici sindacali centrali di Roma per migliorarne l’organizzazione. Cosa si sono inventati i sindacati? Hanno preteso un numero rilevante di esoneri, che i governi di centro-sinistra hanno generosamente concesso, in genere fidati docenti iscritti da tempo al sindacato, ai quali è stata assicurata la possibilità di migliorare la propria carriera in modo ipocrita aiutandoli a partecipare, e vincere, ai concorsi nazionali per Presidi. Con la collaborazione di molte commissioni, nelle quali erano presenti membri compiacenti dell’Amministrazione, questi insegnanti distaccati hanno vinto il concorso a Preside. Successivamente, con il rientro in servizio per un anno, giusto il tempo di fare l’anno obbligatorio di straordinariato, sono rientrati a lavorare di nuovo per il sindacato rioccupando lo stesso posto lasciato l’anno prima ma con una qualifica non più di semplici docenti ma di dirigenti scolastici. Il miglioramento economico dello stipendio è stato enorme. Invece di essere retribuiti con la miseria che viene data agli insegnanti questi furbacchioni di “sindacalisti al cubo” sono stati retribuiti con lo stipendio di Dirigenti scolastici. Dulcis in fundo, con il raggiungimento del minimo per il trattamento di quiescenza, questi “baby Presidi” sono andati in pensione con un trattamento pensionistico d’oro. E adesso continuano a lavorare per il sindacato con prebende aggiuntive da pensionati. Mica fessi gli amici sindacalisti. Non vi pare?

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