venerdì 3 febbraio 2012

Il falso problema dell’art.18.

La polemica sull’art. 18, ampliata dai due schieramenti “pro- e contro-”, è strumentale e infastidisce non poco sia gli interessati a mantenere il loro posto fisso, sia coloro che non ce l’hanno e lo vorrebbero avere. Siamo a metà tra la malafede e il corporativismo da una parte e la doppiezza e l’interesse alla licenziabilità dall’altra. Piuttosto che polemizzare inutilmente e non fare nulla per migliorare il mercato del lavoro è più intelligente che le parti si confrontino per modificarlo a favore dell’aumento dell’occupazione. E’ necessario mettersi in testa che nel mondo è cambiato tutto e che non siamo più ai tempi della Prima Repubblica quando i governi, tutti i governi (che noi qualifichiamo come impudenti per i danni commessi all’Italia) aumentavano allegramente il debito creando posti di lavoro fasulli e inutili per ragioni elettorali. Adesso che i vincoli dell’UE e dei mercati internazionali ci stanno impoverendo, la posizione di arroccamento dei sindacati è indifendibile per diverse ragioni. La prima è che difendere questo mercato del lavoro, come il fortino di “Fort Apache”, non difende i lavoratori dal licenziamento perché se un’azienda fallisce può benissimo licenziare tutti aggravando la situazione. Non comprendiamo come i soloni del Sindacato non comprendano che il vero problema è aumentare l’occupazione. Il loro “diktat” al governo dovrebbe essere questo: “caro governo fai quello che vuoi ma se allo stato attuale delle cose abbiamo 15 milioni di lavoratori occupati dopo la nuova legge i posti devono aumentare a 16 milioni prima, a 17 milioni dopo, e così via come in Germania. La nostra idea è che è necessario difendere non “il posto” di lavoro ma “la sicurezza” del lavoro. Solo così si conseguirà il triplice obiettivo di difendere la certezza della retribuzione, trasformare posti di lavoro improduttivi e aumentare l’occupazione. CGIL, CISL, UIL e UGL se sono sindacati seri dovrebbero chiedere precisi impegni e garanzie in questa direzione. Invece polemizzano, in malafede, tirati per la giacchetta dagli estremisti di sinistra, quegli stessi ambigui e immorali individui che anni fa per rimanere prime donne in politica fecero prima perdere la speranza della rinascita dell’Italia bocciando Prodi e poi fecero vincere Silvio Berlusconi, l’irresponsabile prima donna per eccellenza, causa (insieme alle siglette della sinistra massimalista) di tutti i guai dell’Italia di oggi.

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