domenica 25 novembre 2012

Pannella e l’ossessione dell’amnistia.


Marco Pannella è diventato monotono. Ripete sempre la stessa litania che è diventata per lui un’ossessione: ottenere l’amnistia per i detenuti. In realtà la battaglia che sta conducendo è più ambiziosa. Lui non vuole far uscire migliaia di detenuti dalle carceri e basta. No. Lui strumentalizza i carcerati perché vuole che lo Stato dichiari di “essere criminale”, come va ossessivamente ripetendo nelle carceri e attraverso la sua radio. Grida come un ossesso che lo Stato italiano è criminale perché ha le carceri sovraffollate. Invece di interessarsi degli anziani, abbandonati da tutti, esclusi dalla vita e “condannati addirittura in anticipo” da una società violenta e cinica, ha il chiodo fisso dell’amnistia. Se la prende col Presidente della Repubblica in modo insolente e da invasato. Si interessa ai carcerati e trascura gli anziani, soprattutto quelli poveri, poverissimi. Costoro non hanno i soldi per sfamarsi e di nascosto vanno nei mercati rionali per raccogliere frutta e verdura invenduta che viene buttata nei cassonetti dell’immondizia. Sono questi i casi che gridano dolore. Altro che far uscire i condannati. E’ qui che sono tutti assenti: radicali, onlus, politica e politici. Questa è la vera vergogna. La vera scelta di civiltà è aiutare gli anziani poveri e dare loro una possibilità di vita dignitosa. L’impegno di Pannella è invece polemico, ribelle, provocatorio. E come tale sterile.

3 commenti:

Giancarlo ha detto...

Che la civiltà di un popolo si misuri "anche" dalla qualità delle sue carceri è un dato di fatto, come lo è la situazione delle nostre, superaffollate e con strutture fatiscenti. Che la cosiddetta battaglia che Pannella porta avanti da anni sia nella sostanza condivisibile, nella parte cioè della denuncia di quanto sopra, anche questo è innegabile, quello che ci divide sono le soluzioni che il nostro ci propone,come detto ormai da anni. Se le cose fossero risolvibili con la sua proposta allora avremmo tutti la risposta, ma che questo non lo è è dimostrato dai fatti, di amnistie ne abbiamo avute, abbiamo anche l' indulto mastelliano che "condona" tre anni "a prescindere " ma le cose non sono cambiate, perchè direte voi. Perchè il nostro sistema prevede la carcerazione preventiva, abbiamo più reclusi per questo che per condanna definitiva, con il risultato che i presunti colpevoli sono la maggioranza dei condannati. Ci sarà o no la volontà di mettere mano a questo stato di cose ? Nel frattempo meniamoci il cervello con l'amnistia si che Pannella continui ad avere l'aura del vecchio saggio che "ringhioso" fa la guardia alla legalità.

Ennio ha detto...

Mi trovo molto spesso d’accordo con le tue osservazioni e con l’illustrazione meritoria di tante cose che non vanno in Italia che mandi a me e, credo, a tanti altri interlocutori. Sono anche d’accordo sul fatto che le espressioni di Marco Pannella siano talvolta scomposte e perciò sterili rispetto agli obiettivi che si propone di conseguire.
Da attento osservatore del Partito Radicale, credo però che la tua critica richieda maggiori approfondimenti e andrebbe forse rivolta, con maggiori probabilità di raggiungere il suo obiettivo, a ben più responsabili forze politiche. Anche perché il P. R. è praticamente assente da qualunque amministrazione e quindi privato da ogni possibilità decisionale. In ogni casi, almeno sino ad ora, nessuno dei suoi rappresentanti risulta coinvolto nei vari scandali ed è stato inquisito. Con i tempi che corrono non è poco.
Il P. R. è non solo il più antico in Italia ma può essere considerato l’erede diretto del pensiero liberale, quello dei Gobetti, di Pannunzio, del Partito d’Azione, e così via. In quanto tale, si richiama costantemente alla centralità delle libertà umane e civiche, del diritto e della giustizia ed è praticamente l’unico partito a farlo. La denuncia degli scandali di Milano e Roma, quelli dei finanziamenti illeciti, è frutto del suo impegno.
Da secoli molti pensatori dicono che la civiltà di un Paese può essere misurata dallo stato delle loro carceri e il nostro è tale, soprattutto per il sovraffollamento, da essere stato giustamente paragonato a una forma di tortura. In questo senso, dopo tanti richiami disattesi e tante condanne per la lentezza dei processi da parte della Corte di giustizia europea, il nostro Stato è effettivamente e tecnicamente criminale. Pannella urla perché nessuno si occupa di queste cose.
Quanto ai problemi dell’attenzione agli anziani, ai poveri e ai malati, se c’è un partito che se ne occupa attraverso tanti convegni e la diffusione con la propria radio di quelli di tante associazioni Onlus ed assistenziali è proprio il P. R. Fra le sue possibilità non c’è quella di intervenire direttamente perché ha rinunciato ai finanziamenti pubblici elargirti a pioggia a tutti gli altri partiti e non ha un soldo in cassa.
Ciò detto, non sono radicale e non condivido diverse delle posizioni espresse dal P. R. ma ritengo che l’obiettività debba essere prioritaria per chi, come noi, si sta impegnando per creare una società più giusta di quella attuale.
Un caro saluto.

Zeno ha detto...

Carissimo Ennio,
grazie del commento. Devo riconoscere che se Pannella, in merito alla questione delle carceri italiane oggi in Italia, presentasse le sue idee come le hai scritte tu nel commento sopra riportato sono dell'avviso che la mia opinione sul potente capo del Partito radicale potrebbe cambiare. Sono gradevolmente d'accordo sulle modalità con cui hai posto l'attenzione sulla questione "Pannella-carceri". In realtà la mia non è una critica ai radicali e al loro impegno in politica. Anzi. Sappiamo tutti quanto sia stata meritoria la loro opera. In più, ho sempre apprezzato il loro operato su molte questioni relative a diritti e libertà civili. La questione che io agito è un'altra e non ha assolutamente nulla a che vedere con l'opera meritoria che il partito di Pannella ha finora realizzato nel panorama politico italiano. Sono altresì d'accordo sulla validità dell'equazione "stato delle carceri = grado di civiltà di un paese” che non mi sognerei mai di contestare. Mi permetto solo di criticare la modalità con cui Pannella fa presente la sua critica. Affermare che: 1) il Parlamento italiano è criminale; 2) il Presidente della Repubblica è criminale; 3) la stampa è criminale; 4) tutti sono criminali perché non si fa l'amnistia, permettimi di avere quanto meno una perplessità. O no? L’amico Giancarlo è stato molto efficace quando ha scritto che “la cosiddetta battaglia che Pannella porta avanti da anni sia nella sostanza condivisibile […], quello che ci divide sono le soluzioni che il nostro ci propone”. Farei un torto a Giancarlo se aggiungessi altro. Un pensiero riconoscente a entrambi.

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