domenica 20 aprile 2008

Alla Rai irrompe il 2° principio della termodinamica.

Non è necessario essere scienziati, cioè persone che conoscono la scienza, per capire come i marziani, almeno nel senso metaforico del termine, esistono in Italia, soprattutto quando si presentano sotto la veste di giornalisti conduttori di trasmissioni televisive che fanno ascolto. Ci spieghiamo meglio. Ieri sera, nella trasmissione “Che tempo fa” di Rai3 il conduttore Fabio Fazio, presentatore televisivo di successo ma ignorante di scienza, durante l’intervista fatta a Roberto Vacca, un divulgatore scientifico tra i tanti, gli ha posto la domanda su cosa dicesse il 2° principio della termodinamica. L’ing. Vacca, navigato conferenziere, ha risposto provocatoriamente dicendo che “se si bolle un acquario si ottiene una cattiva zuppa di pesce, mentre se si raffredda la stessa zuppa è difficile che si riottenga l’acquario di prima”. E’ questa la classica risposta che si dà a una domanda provocatoria o leggera, in cui si desidera fare ironia su un fatto insolito o singolare della scienza del calore. Sul piano divulgativo la risposta è corretta, ancorché non la si trova su nessun manuale di fisica perché incompleta sul piano concettuale e totalmente mancante dell’aspetto simbolico e matematico, ovvero quantitativo. La nostra sensazione è che la risposta ha reso perplesso il conduttore, incapace di approfondire il senso dell’asserto proprio perché ne ignorava in modo totale il contenuto. Si è reso allora protagonista di una serie di sberleffi e di atteggiamenti stucchevoli che volevano comunicare al pubblico da un lato buon umore per la stranezza della risposta e dall’altro ironia sulla scienza che è portatrice, a suo dire, di fatti talmente inconsueti e atipici da sfiorare il ridicolo. Questo il fatto di oggi che commenteremo al solito con le nostre opinioni. Diciamo subito che ad apparire marziano non è stato l’intervistato, bensì l’intervistatore il quale, a nostro parere, non si è reso conto di come si rendano ridicoli quei conduttori televisivi incolti che - ignorando i fatti della cultura scientifica e, dunque, impossibilitati a sostenere una discussione nel merito dei contenuti della scienza - producono sul pubblico pericolosi effetti distorsivi sul senso da dare alla scienza e alla cultura scientifica. Se ci è permesso concludere con una morale, ci sentiamo di affermare che il fatto grave non è che moltissimi giornalisti televisivi di tutte le televisioni italiane siano ignoranti in fisica e nelle altre scienze. No. Il fatto grave è che rimangano lì, immobili, a condurre programmi che hanno un largo seguito di pubblico senza porsi criticamente la domanda se con la loro conduzione possono produrre aspetti diseducativi sul telespettatore medio, il quale, confortato da queste singolari risposte, continuerà più di prima a pensare che la scienza è inutile e che è meglio non conoscere. In altre parole, questo significa considerare cultura solo ciò che ha a che vedere con l'asse umanistico e relegare la scienza tra le macchine e la tecnologia. Si badi bene che questo grave fatto si verifica su un canale televisivo pubblico, in cui i giornalisti sono pagati col canone dei telespettatori! Ma vi rendete conto in che mondo viviamo?

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.