martedì 25 gennaio 2005

Contraddizioni all’italiana.

Il Ministro degli Esteri Fini ha espresso “rabbia e incredulità” circa la decisione dei giudici di Milano di aver assolto, dall’accusa di terrorismo, un gruppo di cinque fanatici musulmani arrestati dalla polizia. Gli imputati, giudicati ieri con rito abbreviato, sono stati assolti dal reato principale di terrorismo. Il giudice ha ricordato alcune norme internazionali, che dicono che “in guerriglia le attività violente sono lecite, purché non siano dirette a seminare terrore indiscriminato verso i civili”. Il Ministro, nonostante i distinguo e le sfumature delle sue critiche, non è riuscito a contenersi e ad evitare una polemica che non giova né alla sua persona, né alla carica che detiene nel Governo. Non si è mai visto un Ministro degli Esteri polemizzare con dei magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. Se ne conclude che il Ministro Fini ha sbagliato a intervenire con stizza per stigmatizzare l’incapacità della giustizia di condannare i pericoli del terrorismo islamico. Detto questo, passiamo alle interpretazioni personali. La rabbia e l’indignazione non è solo del Ministro Fini ma è di tutti quelli, compresi noi, che credono in una modalità di governare la giustizia che sia rapida, efficiente e giusta. E’ ovvio, tuttavia, che per avere una magistratura che goda dei requisiti sopra accennati è necessario che il potere politico aiuti i giudici a evitare sentenze assolutorie dovute o a incapacità della polizia a trovare prove valide e sicure, oppure a evitare una legislazione eccessivamente garantista. Ed è qui che casca l’asino. Il Ministro degli Esteri dimentica che se i giudici ultimamente non condannano più come avrebbero dovuto, e spesso commettono dei colossali errori, lo dobbiamo a una legislazione eccessivamente perdonista che è stata varata da tutti i gruppi politici presenti in Parlamento. Dunque, gravissime responsabilità gravano sul centrosinistra ma, soprattutto, sulla sua maggioranza di centrodestra. Se deve prendersela con qualcuno, se la prenda con i fidi scudieri di Berlusconi che propongono, a ritmo indiavolato, in Parlamento leggi sempre più sbilanciate a favore dei delinquenti, onde evitare che i soggetti indagati possano essere condannati dai giudici. Certamente le responsabilità non sono solo del governo. Di mezzo ci sono associazioni “multi-pluri-culturali”, no-global, partiti di “sinistra-comunisti-verdi”, l’intero partito di Forza Italia del Presidente Berlusconi con tutto lo stuolo di avvocati e legulei che lo esprimono e, addirittura, la Chiesa cattolica che in fatto di perdonismo se ne intende. Insomma, un’ammucchiata di forze “politiche e non”, che hanno prodotto una legislazione penale come l’emmenthal svizzero: con i buchi. E con i buchi sono i cittadini che si sentono minacciati da delinquenti e mascalzoni che ultimamente non mancano. Una piccola chiosa. Mentre il giudice perdonista di Milano “salvava” i terroristi la salma del povero militare italiano ucciso dagli amici degli assolti rientrava in Italia. E con il cinismo più spietato, il verde Cento aveva la sfrontatezza di affermare che non era il caso di strumentalizzare la sentenza. Per Cento, più che mai, Allah è grande.

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