lunedì 24 gennaio 2005

Non confondiamo fede con scienza.

Molti sono i temi di discussione presenti oggi sui quotidiani. Si va dalle dichiarazioni di Berlusconi su ciò che è male e ciò che è bene, ai legami tra frotte di cittadini napoletani impreparati al senso morale della vita e la camorra; dai referendum sulla fecondazione alla legge antifumo; dalle primarie del centrosinistra alla legge “salva Previti”; dal nucleare si o no alle imminenti elezioni regionali. E via dicendo. Scegliamo, tra tutti, di commentare un tema che è il meno politico della giornata. Si tratta delle lacrimazioni della statuetta della Madonna di Civitavecchia, avvenute per ben 14 volte, dieci anni orsono. Com’è noto, intorno al 1995, in provincia di Roma, avvenne un miracolo: la statuetta della Madonna lacrimò ripetutamente nelle mani sia del proprietario, sia addirittura del Vescovo. Adesso, sembra che stia per uscire un ricco studio documentale che non solo dà testimonianza dell’accaduto, ma fornisce particolari inediti e, soprattutto, cita dichiarazioni di tantissime “persone di grandi responsabilità, persone autorevolissime nei rispettivi campi e, dunque, abituate a misurare le parole, che non esitano a esporsi e ad arrendersi alla realtà”. Sono parole molto efficaci che introducono l’accaduto, esaltandone la dimensione religiosa e la conseguente ineluttabilità dell’evento. Con una serie impressionante di dichiarazioni e di commenti, si afferma che l’accaduto supera i confini della razionalità, è al di sopra dei tentativi di spiegazione scientifica umana e passa da un fatto puramente di cronaca a un evento sconvolgente, epocale, che impedisce di disquisire e proporre critiche, siano esse di natura teologica, giudiziaria, pastorale, scientifica e medica, per diventare un fatto religioso e, dunque, fuori dal naturale e dalla mente dell’uomo.
Non è facile commentare l’accaduto. Noi che abbiamo un profondo rispetto della dimensione religiosa della vita, perché crediamo nell’importanza della religione per tutti i credenti, cristiani, ebrei e musulmani che siano, oppure di altre religioni, siamo le ultime persone che pensiamo di fare polemiche stantìe e superate. Ma rimane il fatto che siamo in disaccordo con questa interpretazione. Noi che atei non siamo, e che conosciamo il profondo valore e l’alto significato che la storia ha attribuito alla vita delle persone in quanto attraversate dal “senso religioso”, ci permettiamo di aggiungere una nostra personale convinzione. Questi fatti sono eventi religiosi. Sono, cioè, fenomeni che coinvolgono il senso religioso delle persone. Come tali, è sbagliato dare giudizi di oggettività scientifica, perché qui la scienza non ha niente a che fare e a che vedere. D’altronde, che senso avrebbe chiedere alla scienza di intervenire in un campo in cui essa stessa non si riconosce all’altezza del compito e che va fuori dalla propria ragion d’essere? Dunque, le lacrimazioni sono un “fatto religioso” che attiene alla sfera religiosa e nessuno contesta alle Autorità religiose il fatto che esse non abbiano il diritto di interpretarlo come vogliono. La Chiesa ha tutto il diritto di parlare di miracoli da tutti i punti di vista che la interessano. Una sola cosa, però, le Autorità religiose non possono fare. Non possono costringere la scienza a entrare in questo campo, a forza, controvoglia, contro natura, obbligandola a fare ciò per cui essa non è stata mai in grado di fare: dare, cioè, giudizi che esulano i fatti scientifici per motivi religiosi. La scienza dà giudizi scientifici, ricavati dall’uso di protocolli scientifici, che hanno senso solo in quanto accadimenti scientifici, che sono e hanno significato solo nella logica della scienza e nella prospettiva di fatti di scienza. Altro non si può. Dunque, la statuetta di Civitavecchia ha lacrimato tante volte perché religiosamente parlando è così e non potrebbe essere diversamente. Nessuno si sogna di contestare il fatto. Ma per favore, smettiamola di dire che anche la scienza ha riconosciuto l’evento come un miracolo che non è interpretabile alla luce delle categorie scientifiche. Altrimenti si costringe per l’ennesima volta Galileo, attualmente nella tomba, a dover rivedere, dopo quattrocento anni, di nuovo il film della sua vita. E questo non è carino nei confronti di uno scienziato che fu non solo uno scienziato ma anche uno dei migliori cattolici del tempo. Pertanto date a Cesare quello che è di Cesare, e non costringete la scienza a fare cose che non sa fare.

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