mercoledì 19 maggio 2004

Ora capisco perchè: prima o poi la cattiveria umana emerge sempre

Avevo vent’anni. Ero universitario. Mi trovavo nel pieno delle emozioni della vita. Vedevo il futuro come una piacevole sfida ed ero sicuro che mi avrebbe riservato appaganti gratificazioni sia sul piano degli ideali e dei valori in cui credevo, sia dal punto di vista economico. Insomma, ero in una situazione invidiabile tipica dei giovani pieni di ottimismo e di entusiasmo. Ne ero cosciente e provavo sensazioni forti, decisamente gradevoli. Durante l’estate conobbi una ragazza, studentessa liceale, bella, radiosa, e me ne innamorai. E persi le mie sicurezze. Come se non le avessi mai avute. Mi ritrovai pieno di inquietudini, di incertezze, di dubbi sulle mie capacità di poter essere all’altezza dell’ingrato compito di piacerle. Non so cosa avrei dato per avere un minimo di garanzie sull’amore che desideravo da parte sua. In verità, quando le ero vicino lei mi incoraggiava; sentivo che c’era intesa tra noi, che potevo aver fiducia. Ma improvvisamente l’atmosfera cambiò radicalmente. Lei mi sfuggiva e faceva di tutto per non incontrami. Anzi, ad un certo punto andò addirittura via dal paese dove ci trovavamo. E sentivo che l’avevo perduta. Così feci l’estremo tentativo di chiarire in modo risolutivo i nostri rapporti. La andai a trovare in città dove frequentava la scuola. Le portai un mazzo di fiori e le dichiarai tutti i miei sentimenti. Mi disse che non era possibile e mi congedò amichevolmente. Rimanemmo amici, ma non la incontrai mai più. Mi rimase la sensazione che non era stato possibile amarci perché la condizione sentimentale e psicologica della donna era, dopo questa esperienza, impossibile da decifrare. Mi rimase il dolce ricordo dei felici momenti trascorsi insieme nelle incantevoli passeggiate pomeridiane dei viali alberati del paese di montagna in cui abitavo. Nulla di più.Sono passati tanti anni e quel ricordo sgradevole di licenziamento mi rimase impresso nella mente per decenni.Pochi mesi fa, dopo una intera vita trascorsa a pensare ad altro e all’insegna del senso di responsabilità, delle preoccupazioni per la famiglia e per il lavoro, mi ricordai di un altro episodio che fino a quel momento non lo avevo considerato legato alla situazione precedente. Mi ricordai di un mio amico, che aveva una sorella carina, seria, piacevole, che io evitavo di frequentare perché ero dell’idea che non era corretto corteggiare le sorelle dei miei amici. Ebbene, questo amico nello stesso periodo del mio innamoramento mi trattava male, era diventato scortese e faceva di tutto per mettermi in difficoltà con il padre della bella ragazza di cui io ero innamorato. Da una serie di elementi che solo adesso sono riuscito a collegare, capii che aveva informato anonimamente il padre della ragazza parlandogli male di me. Ecco spiegata finalmente la ragione del rifiuto. Non provo nulla per quell’amico. Comprendo tuttavia cosa può produrre l’invidia e la vendetta su una persona. Ecco perché i peggiori nemici dell’uomo sono i disvalori appresi in gioventù nelle società che permettono di rendere fertili questi cattivi sentimenti.

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.