domenica 30 marzo 2008

E’ solo una questione di tempo.


Questa mattina in Italia è entrata in vigore l'ora legale. Tra una cosa e l'altra mi sono alzato tardi. E' dura modificare le abitudini che riguardano l'ora del risveglio e l'ora del sonno. Avevo voglia di inseguire il tempo. Rincorrerlo, avvicinandomi sempre di più, stargli alle calcagna, braccarlo, e poi bloccarlo e incatenarlo alla mia stessa velocità. Ero tanto stanco che non mi sarei alzato per un bel po'. Se avessi dovuto inserire, nel mondo della scienza, la mia incapacità ad alzarmi l'avrei associata alla relatività di Einstein piuttosto che alla biologia di Leonardo. E avrei privilegiato la statica di Stevino alla dinamica di Newton. Così, questa mattina all'idea che il tempo era andato più velocemente del solito, facendo diventare uno dei due gemelli del paradosso della relatività più vecchio dell'altro di un'ora, mi sono sentito vecchio e stanco come un pensionato a riposo. Nulla a che vedere con la sensazione che si prova a leggere le gesta del ciclista nel bellissimo libro letterario-divulgativo di George Gamow, riguardante una delle due avventure di Mr. Tompkins nel meraviglioso mondo che si incontra se la velocità della luce è piccola. Mi ha sempre colpito l'idea che sia la bicicletta sia il ciclista alla guida sembrassero incredibilmente accorciati nella direzione del moto. Quella strana cittadina che prevedeva nel suo spazio-tempo che la massima velocità possibile della luce fosse appena trenta chilometri all'ora, permise a Mr. Tompkins di vedere gli eventi come se fossero osservati attraverso una lente cilindrica. Ed esclamò la celebre frase che “qualunque cosa in movimento rispetto a lui gli appariva accorciata chiunque fosse a pedalare. Era il mondo intorno a lui ad essere completamente accorciato”. Ecco, mi piacerebbe che fosse il tempo a mantenersi in relazione a me e non viceversa. “Ci penserò un po’ e poi deciderò”, dissi tra me e me. E intanto aspettavo che qualcuno in casa mi chiamasse per ricordarmi che era domenica e che se non volevamo fare tardi dovevamo fare in fretta. “Fare tardi o fare in fretta. Questo è il problema”, avrebbe detto Amleto se fosse stato al mio posto. Per conto mio volevo trasformare i mattoni dello spazio in mattini del tempo. E dovetti alzarmi controvoglia, subito, per non fare tardi. Chi fosse interessato al libro di Gamow ecco le coordinate bibliografiche: George Gamow, Le avventure di Mr. Tompkins, Bari, Edizioni Dedalo, 1995.

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