mercoledì 5 dicembre 2012

Discredito e ipocrisia dell’eccesso di protagonismo.


La Corte Costituzionale ha dato ragione al Presidente della Repubblica. Ha poi invitato la Procura di Palermo a distruggere le intercettazioni effettuate ai danni del Colle. Il ricorso di Napolitano sul processo «Stato-mafia» e il pronunciamento in suo favore della Corte mostra per intero il vuoto di credibilità che aleggia intorno alla magistratura. Non tutta, ma sicuramente quella parte che eccede in protagonismo politico. Non parliamo poi dei giudici di assalto, che vanno da Di Pietro a Ingroia, che con i loro errori mostrano i limiti irreversibili di questo modo di operare nella società. Che fiducia possiamo avere in una magistratura che sul piano professionale si imbarca in un’avventura giuridica in cui alla fine ne esce a pezzi? Il pietoso caso ci consente di dare una interpretazione generale dell’accaduto. Sono ormai troppi i casi di “servitori dello Stato” che fanno male il loro mestiere. E’ il caso di rimarcare che l’atteggiamento di protagonismo nella comunicazione di questo folto numero di soggetti nuoce alla democrazia e li trasforma in pericolose distorsioni della società. Con questi abbagli nel diritto costoro producono pessimismo e diffidenza dei cittadini nel loro ruolo. L’autocensura sarebbe il male minore. Temiamo che il problema sia più generale e riguardi le forme inadeguate del reclutamento che, invece di selezionare i migliori, permettono ai peggiori di togliere il posto ai meritevoli. C’è qualcosa che non va nella gestione delle carriere dei magistrati e degli Alti burocrati dello Stato. Non sarebbe male indurre questi soggetti alla scelta: o lavori bene e in silenzio o cambi mestiere. Se vuoi fare politica dimettiti.

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