domenica 21 ottobre 2012

L’arroganza del potere.


Un parroco in una riunione tra prefetti, sindaci e società civile prende la parola e chiama per tre volte “Signora” un prefetto donna. Apriti cielo! Il prefetto di Napoli che presiedeva la riunione, convinto che fosse stato sminuito il ruolo della Collega, interrompe il parroco e lo sgrida con arroganza accusandolo di essere stato offensivo a non chiamare la Signora col titolo giusto: “Signora Prefetto”! Una sola considerazione. Ma quando avverrà la selezione della categoria dei prefetti che manifestano sempre più una incapacità inaccettabile di comprendere che il loro ruolo non è più quello dei nobili di una volta ma di lavoratori come tutti gli altri? Urge a questo punto una degradazione del protagonista facendogli capire che la categoria dei prefetti non è una lobby e che non merita alcun privilegio. Con quale diritto si può aggredire e umiliare un povero parroco che opera con generosità in contesti degradati della sua città quando scandalosamente si pretende ancora di essere considerati alla stregua di esseri superiori che, come diceva Totò, “lei non sa chi sono io”? E la Ministra dell’interno Cancellieri, non ha nulla da dire in questa vicenda? Cosa aspetta a richiamare il sorprendente Signor Prefetto De Martino dalle sue funzioni dopo l’offesa, questa si che è tale, al parroco? Questo modesto funzionario dello Stato, insolente, non ha ancora capito una sola parola della differenza che esiste tra il ruolo dei parroci generosi e dei prefetti inopportuni.

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