giovedì 15 luglio 2004

Dall’On. Follini una lezione di alta politica.

Abbiamo ascoltato con molta attenzione le dichiarazioni di tutti i leader dei partiti intervenuti alla Camera dei Deputati in occasione del dibattito relativo alle comunicazioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, circa le dimissioni del sundràsc ex-Ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. Ebbene, abbiamo gradito moltissimo il discorso del Segretario dell’UDC, Marco Follini. Raramente ci siamo sbilanciati tanto, e non è nostro costume fare sviolinate a nessuno. Tuttavia, in questa rara occasione, non ne abbiamo potuto fare a meno. Dalle cose da lui dette abbiamo tratto un forte insegnamento su come dovrebbero parlare e agire i leader politici di tutti gli schieramenti, indipendentemente dalle loro posizioni ideologiche. Il perché è dovuto al fatto che dal discorso del Segretario nazionale dell’UDC, si ricavano due lezioni. La prima riguarda il metodo. La seconda il merito. Dal punto di vista del metodo, il suo discorso è risultato equilibrato, concreto, attuabile, ricco di significato politico, interessante, educativo, di alta scuola, da condividere in pieno e integralmente perché contiene un messaggio chiaro che riguarda la concretezza della politica e non la retorica o l’ideologia più retriva, in cui sono maestri quelli della sinistra militante e quelli del centrodestra che fanno finta di partecipare alla vita politica di un partito, come quello di Forza Italia, che in realtà non esiste perché è uno schieramento in cui a decidere è uno solo. Noi non siamo iscritti ad alcun partito politico e rifiutiamo l’etichetta di militanti di questo o di quel raggruppamento. Ognuno agisce come crede. Noi, al contrario di molti, non siamo nati con una tessera in mano per morire, con la stessa tessera, nello stesso partito. Siamo abituati, viceversa, a ragionare e a decidere in base al "progetto politico" di una coalizione e agli errori della precedente maggioranza. Si. Abbiamo detto della precedente maggioranza. Perché, si voglia o meno, tutte le maggioranze commettono errori. Sia quella di centrosinistra, sia quella attuale di centrodestra. Il fatto è che gli associati e i membri di un partito ideologicamente schierati, giustificando fino alla morte le scelte dei loro dirigenti, non riconoscono mai di avere commesso degli errori, mentre noi la pensiamo proprio in modo diametralmente opposto. Come ebbe a dire più volte il filosofo Karl Raimund Popper, la crescita di un sapere, come quello della scienza tanto per fare un esempio, si ottiene andando alla ricerca degli errori e non della verità. Criticando e non adulando. Falsificando e non verificando. Mettendocela tutta e non facendo finta di impegnarsi un poco. Ebbene, l’On. Follini ci è piaciuto molto, perché oltre a lavorare concretamente per un progetto coerente, ha avuto il merito di essere riuscito a individuare gli errori commessi dalla sua coalizione. Il che non è per niente facile. E come nella scienza una legge "invalidata" aggiunge conoscenza, alla stessa maniera anche un discorso critico svolto da chiunque abbia a cuore la verità, migliora la politica, anche quando il discorso fa male e non piace, non foss'altro perchè accresce consapevolezza nella capacità che ha la politica di risolvere i problemi e permette alla politica medesima di comprendere meglio i problemi. L’On. Follini è stato brillante, mai noioso e, soprattutto, mai fazioso. Ha criticato la libertà di informazione che si sta ulteriormente aggravando a causa degli interventi legislativi "di parte" realizzati dal centrodestra, ma al tempo stesso ha difeso bene le ragioni dell’appartenenza alla sua maggioranza. E’ stato critico quanto basta nel condannare il Governo che non adempie correttamente al suo ruolo, ma nello stesso tempo è riuscito a mettere in evidenza che se si lavora in prospettiva con intenti positivi si potrà adempiere al progetto iniziale. Insomma. Complimenti, On. Marco Follini. Proprio bravo. Ci piacerebbe avere a capo del Governo un uomo come lei. Ah! Di questi ex-democristiani è un piacere seguirne i ragionamenti.

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