venerdì 16 luglio 2004

L’arrabbiato permanente: un guaio per la comunità e una continua incertezza per la politica.

Il Segretario generale della CGIL ha abbandonato in maniera teatrale il tavolo di discussione con la Confindustria perché, a suo dire, vi era un elemento del documento degli industriali che era per lui inaccettabile. Se non ci sbagliamo si tratta della politica salariale che dovrebbe essere perseguita dagli industriali nei prossimi anni. Penso che sia andata proprio così. Non esiste peggiore situazione di quella in cui un soggetto è costretto a prendere atto che la controparte ha una posizione non condivisibile. In queste situazioni alcune volte si sceglie il male minore e si abbandona una seduta. Non c’è da scandalizzarsi. E’ successo. Succede. Succederà. E’ già avvenuto altre volte che a un tavolo di trattativa le posizioni iniziali erano divergenti, quasi opposte e alla fine si è trovata un’intesa. E’ successo nel mondo della politica, quando si sedettero a un tavolo Roosevelt, Churchill e Stalin. Il 4 febbraio si aprì a Yalta, in Crimea, la conferenza dei Capi di Stato delle maggiori potenze impegnate nella guerra contro la Germania.  Sappiamo come andò a finire. Le posizioni tra le parti erano veramente diverse. Ma alla fine, si arrivò a un compromesso, con la divisione in due parti dell’Europa. La conferenza di Yalta venne quindi salutata come un grande evento per tutta l'umanità. Non dico che quella decisione sia stata la migliore. Tuttavia si è riusciti a creare le condizioni per risolvere il problema in futuro. E’ successo anche nel mondo della scienza. E’ rimasta assai celebre l’appassionante discussione che si tenne nel 1930, al sesto Congresso Solvay dedicato ai problemi della Teoria dei Quanti, quando il fisico danese Niels Bohr, paladino delle relazioni di indeterminazione e sostenitore delle idee più estremiste della fisica moderna, riassunte nella definizione di “Scuola di Cophenagen”, ed Albert Einstein, irriducibile avversario di queste si scontrarono. Dopo intensi dibattiti e ingegnose argomentazioni, una delle quali fu quella famosissima frase di Einstein, che disse letteralmente “Dio non gioca a dadi”, ne uscì vittorioso Bohr, servendosi, peraltro, delle più importanti scoperte prodotte dallo stesso Einstein. La frase di Einstein fu dettata dalla profonda convinzione di non poter accettare la presenza, all’interno della nuova teoria fisica, della categoria scientifica della probabilità. "Tu ritieni che Dio giochi a dadi", rimproverò Albert Einstein a Bohr, esprimendogli tutta la sua amarezza nel dovere accettare l'ingresso del caso e della probabilità. Allo scopritore della relatività sembrava "intollerabile" che un elettrone potesse scegliere "liberamente" tempo e direzione del suo salto energetico. Ecco spiegato il perché della presenza dei dadi nella frase. Non per questo Einstein abbandonò la riunione. Anzi. La notte, dopo aver ascoltato Bohr che gliele aveva, per così dire, " suonate”, escogitò in poche ore un esperimento mentale col quale l’indomani mise in difficoltà il suo “avversario”. Dunque, perché il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo  Epifani si è alzato ed è andato via? Incomprensibile. Noi non lo abbiamo capito, neanche quando all’indomani è stato intervistato da un canale televisivo. Anzi. Peggio. Buio pesto. Al giornalista che lo intervistava, ha detto un paio di anacoluti e alcune frasi ironiche senza senso. E’ riuscito a disorientare se stesso e chi lo stava ascoltando. E dire che avevamo sperato che con il nuovo Presidente di Confindustria, Cordero di Montezemolo, credevamo che si potessero gettare le basi per migliorare le relazioni industriali in questo perenne, confuso, disastrato paese. Siamo stati dei poveri ingenui. Con il segretario del più potente sindacato italiano, capiscono qualcosa solo i sindacalisti. In verità, se tentiamo di comprendere i messaggi alla luce delle categorie della razionalità scientifica non andiamo avanti. Ma la politica - e quella sindacale è l’esasperazione della politica - non funziona con le normali categorie della scienza.  Probabilmente, ma non ne siamo sicuri e comunque siamo contrari a questo modo di agire, la ragione del gesto incomprensibile del Segretario della CGIL sta nell’oscuro messaggio criptico che ha voluto lanciare a tutti, mettendo in chiaro che la sigla sindacale da lui presieduta detiene il potere di veto su tutto ciò che ha a che fare con il sindacalismo, con buona pace per chi aveva creduto nel concetto di confronto e di democrazia.


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