Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante i lavori della 5a Conferenza degli Ambasciatori d’Italia, ha rievocato i suoi ricordi più belli avuti al Ministero degli Esteri quando, unico soggetto politico al mondo, ha raccontato di aver tenuto l’interim degli Esteri per ben 11 mesi dopo le dimissioni forzate dell’ex-Ministro Renato Ruggiero. Nelle intenzioni del Presidente del Consiglio, c’era il tentativo di sfruttare le Ambasciate italiane per indurle a comportarsi come “agenti commerciali dei prodotti italiani”. Questo il fatto. E veniamo alle opinioni. Per alcuni si è trattato di una buona idea. Per altri meno. Comunque, il problema non è solo questo. Il Presidente del Consiglio Berlusconi propose a suo tempo questo progetto, perché probabilmente pensava che l’idea era portatrice di grandi potenzialità nell'acquisire risultati per il Sistema Italia. Ma come si dice in questi casi “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. In realtà, dopo due anni che è stata partorita, l’idea non ha portato frutti né benefici rimarchevoli. In questo biennio, tranne che per i due prodotti pasta e pizza, all’estero di Italia c’è stato pochino. Anzi, l’Italia non c’è stata per niente. Siamo testimoni oculari quando diciamo che in giro per l’Europa e per il mondo, tranne alcuni spettacoli culturali musicali del Maestro Muti, l’Italia berlusconiana ha brillato per assenza, inconsistenza e vacuità. Mentre spagnoli, portoghesi, francesi, greci e, persino, tunisini ed egiziani proponevano un’immagine positiva, solida e piacevole del loro paese, l’Italia brillava per l’assenza di qualunque progetto culturale. Altro che agenzia per i prodotti italiani. Qui il problema non è tanto il prodotto, quanto il produttore. Il problema non sta nelle cose che si producono per venderne di più. Il problema sta nel fatto che devono essere vendute meglio e con stile. Non è la quantità quello che conta, ma la qualità. In verità, l’Italia ha brillato per inconsistenza e inefficacia nella difesa e nella tutela della propria immagine all'estero. Mentre i paesi sopra citati martellavano l’opinione pubblica di tutti i paesi del mondo, con intensità e frequenza senza precedenti, l’Italia era assente. Sulle televisioni di tutto il mondo non abbiamo visto mai un solo spot pubblicitario del Bel Paese sui fatti della cultura e delle tradizioni. Grandi eventi hanno visto protagonisti tutti, tranne noi. I canali pubblicitari forti della bandiera italiana all’estero, com’è noto, sono la musica, l’arte, la cucina, la moda, il cinema e lo sport. Se non fosse stato per il Maestro Muti nella musica, per i vari stilisti nella moda, per la Ferrari e per il motociclismo nello sport, le sole due cose che ci rimangono per stupire il mondo sono la solita “pasta and pizza” che, com’è noto, sono prodotti creati e pubblicizzati ancor prima che il Presidente Berlusconi entrasse in politica. Ovunque ci siamo trovati all’estero, abbiamo ricevuto attestati di stima e di simpatia non per merito della politica berlusconiana ma perché siamo portatori di raffinatezza nel campo della moda e della cucina e, in generale, dello Stile Italiano. Musica, moda e cucina sono stati fino a questo momento canali veicolari privilegiati che si sono sviluppati in modo autosufficiente e non pilotato dal potere politico. Abbiamo ricevuto tante testimonianze di amicizia e si è sempre creato uno straordinario feeling con tutti gli indigeni di quei paesi per il solo fatto di essere italiani, non certo per il contributo delle ambasciate che, a nostro parere, troviamo latitanti e quasi sempre distratte. Non ci risulta che le Loro Eccellenze abbiano fatto qualcosa di valido e concreto per migliorare l’immagine del nostro Paese. Per favore, Sigg. Ambasciatori, niente fumo. A noi interessano gli arrosti. Gli abbacchi virtuali, in cui è maestro il maggior cuoco televisivo italiano, non ci saziano. Dunque, sappiate che avete una grande responsabilità. Sappiatela sfruttare nell’interesse superiore dello stile italiano. Se poi, il Presidente del Consiglio invece di confermare le grandi personalità al loro posto le rimuove, sostituendole con piatti e insulsi politici, come nel caso delle nomine alla Commissione europea, allora ditelo chiaramente. Vorrà dire che sul conto di questo governo ci sarà anche il peso di un altro errore. E alla fine il conto sarà pesante per chi ha prodotto quasi sempre numeri negativi invece di numeri positivi.
venerdì 30 luglio 2004
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